I provvedimenti sono stati adottati a conclusione di una indagine che ha consentito di documentare come il titolare di una impresa di Roma, con sede operativa a Bari, fosse stato costretto a versare 251.000 euro a fronte di un presunto credito pregresso di circa 40.000 vantato da una locale cooperativa di servizi.
In particolare le indagini hanno consentito di scoprire le ripetute e continue pressioni del titolare della ditta di servizi (anch’egli tradotto in carcere), nonché da parte del suo principale collaboratore (finito ai domiciliari), e successivamente attraverso due persone vicine alla criminalità organizzata, ai quali i primi due sono risultati legati da diretta conoscenza anche perché abitavano nello stesso stabile. I fatti si riferiscono al periodo che va da luglio 2011 a maggio 2012 con intimidazioni verbali che hanno indotto la vittima a cedere alle richieste estorsive consegnando gran parte della somma in contanti, reperita tra amici e parenti, e la restante parte con un assegno bancario non trasferibile.
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