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La visita di Paganica a Modica

  Sono state giornate intense e belle quelle della visita degli amici di Paganica, storica frazione dell’Aquila, nella città di Modica e nella diocesi di Noto. Il primo messaggio è che, quando l’affetto è vero e ben radicato, esso rigenera rapporti e vita sociale, culturale, politica. Quanto alle radici che rendono vero l’affetto esse sono da ritrovare in una fede e in una vita veramente adulte, che hanno permesso e permettono ai nostri amici di affrontare le ferite gravi del terremoto e del dopo terremoto. Fede che, nella visita, si è rinsaldata a contatto con nostre esperienze di condivisione radicate nel Vangelo, come le famiglie aperte della Comunità Papa Giovanni di Scicli o i Piccoli fratelli, la Cooperativa Portogallo, la Casa don Puglisi, il Cantiere educativo Crisci ranni di Modica. Fede confessata e celebrata insieme alla parrocchia di San Pietro, alla Comunità monastica delle Benedettine, alla comunità diocesana, a Noto, attraverso l’incontro con il vicario generale, donAngelo Giurdanella. Fede adulta, che rende capaci di coinvolgersi nelle relazioni e di apprezzare la carità tradotta in “fatti”! Cosa che non accade facilmente: non solo, infatti, tanti restano a distanza ma soprattutto non si sanno leggere i segni che – per i credenti – sono segni di Dio. Perché – ha detto nel suo saluto don Angelo Giurdanella – il Vangelo è consegnato ai poveri, nel senso che solo nella relazione con loro si ritrova la verità della vita e della fede. Entro questi orizzonti, la mattina del 7 settembre a Noto nell’incontro con il sindaco Corrado Bonfanti e la sera dell’8 settembre a Modica in un incontro pubblico al cantiere educativo Crisci ranni, si sono delineati i messaggi che possono rigenerare anche le nostre città. Come ha detto Ugo De Paulis, per molti anni presidente della Circoscrizione di Paganica, all’Aquila dopo il terremoto restano tanti problemi, perché un tetto non basta e occorrono luoghi comunitari, ma sostengono l’affetto di amici e il pensiero che bisogna ricostruire pensando soprattutto ai giovani. Questa cura per chi soffre e per i giovani  – ha sottolineato Goffredo Palmerini, scrittore e giornalista – diventa la vera Italia, “l’altra Italia”, quella della solidarietà (che si accompagna all’altra Italia degli italiani che vivono fuori dalla nostra penisola e che spesso tengono alto il nostro Paese più di noi che lo abitiamo), ricordando altresì come sia importante offrire ai giovani esperienze forti come quella – ipotizzata nel gemellaggio – in luoghi come Marzabotto ove si uniscono memoria e ricordo delle vittime, spiritualità e riferimento alla Costituzione, resi vivi dalla presenza della comunità di don Giuseppe Dossetti, uno dei padri della nostra Carta costituzionale. Con attenzione a tutti i problemi, come i morti sul lavoro oltre ai morti del terremoto, che non nascono dal fato ma da precise responsabilità: lo ha detto con commozione e passione civica Alfredo Montesanti. A cui ha fatto eco, da Modica, Piero Paolino del mensile “Il Clandestino”, ricordando quest’impegno di giovani modicani con cui si vuole creare un presidio di vigilanza sul territorio. Il vicario foraneo don Corrado Lorefice, da parte sua, ha sottolineato cosa si apprende dalla visite a Paganica e da Paganica: il forte senso di appartenenza e la grande capacità di ospitalità e convivialità che ci rendono tutti più umani (recupero di umanità che era stato anche il messaggio del sindaco di Noto nel suo saluto il giorno prima). E Antonello Buscema – che è stato a Paganica lo scorso anno da sindaco di Modica e da amico – ha rilevato quanto sia importante questo gemellaggio perché in primo piano non sono i soldi ma le relazioni. Pur essendo vero che i soldi ci vogliono per tanti servizi e per la crescita delle nostre città, non sono essi però la vera fonte della ripresa, quanto la tenacia, il disinteresse, il “crederci”. Come accade spesso nella storia, nell’umiltà dei luoghi e delle persone che caratterizzano i rapporti di fraternità tra Paganica e Modica (e la diocesi di Noto) si sono “mostrati” valori grandi e genuini, che possono dare speranza alla nostre città. Una “via” antica e nuova – la “via” degli affetti che generano sostegno e responsabilità – è stata focalizzata e attende che persone sagge e coraggiose sempre più la percorrano con impegno personale e comunitario. Maurilio Assenza   direttore della Caritas diocesana

Redazione

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