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Stoccolma, il consigliere di Canosa Colasante in manette per uno schiaffo al figlio

Arrestato Giovanni Colasante, 46 enne consigliere comunale di Canosa di Puglia, centro a pochi chilometri da Andria. Per lui fatale è stato uno schiaffo diretto al figlio 12 enne motivato da un rimprovero tra le strade della capitale svedese. Un gesto non consentito dall’ordinamento locale che ha causato l’arresto dell’uomo poi trasformato in obbligo di firma fino al giorno del giudizio (previsto il 6 settembre). Resta a Stoccolma anche la moglie, mentre il figlio è dovuto tornare a casa assieme al resto della compagnia vacanziera. In Svezia non è tollerato usare anche forme lievi di violenza contro i figli. È un reato grave che corrisponde al maltrattamento. Colasante si trova ora nell’ambasciata italiana a Stoccolma. Il politico, che ha trascorso anche due notti e tre giorni in carcere, è attualmente sottoposto alla misura dell’obbligo di firma. Attende con la moglie il giorno del processo e della sentenza, fissato al 6 settembre prossimo. “Sono sereni e Colasante è assistito da un mio collega svedese che l’ambasciata gli ha messo a disposizione” ha riferito l’avvocato del consigliere comunale, Giovanni Patruno. “In Svezia vige un sistema diverso dal nostro – ha aggiunto – per questo è preferibile che sia seguito da un professionista del posto con il quale mi sono consultato e resto in costante contatto”. Patruno, legale e amico, nonchè collega a Palazzo di città di Colasante, spiega anche quanto accaduto il 23 agosto in Svezia, poco prima che Colasante con i figli, il 12enne e uno più piccolo, la moglie e due cognati con famiglie a seguito si imbarcassero, cosa non più accaduta, per una crociera tra i fiordi norvegesi. “Dovevano andare al ristorante ma il ragazzino era ostinato e si rifiutava di entrare – ha riferito Patruno – così suo padre lo ha rimproverato, certo con veemenza, magari gesticolando, come siamo soliti fare, a voce alta, ma Colasante non ha picchiato o preso a schiaffi il bambino”. Patruno chiarisce anche come del presunto schiaffo abbiano saputo i poliziotti. “C’erano lì vicino due persone di nazionalità libica, hanno chiamato la polizia che erano nella zona e certo la mancanza reciproca di conoscenza della lingua ha fatto il resto, ma tutto questo, avendo anche sentito i testimoni italiani dell’accaduto, sembra davvero assurdo, esagerato”.

Redazione

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