Roma Capitale, altri quattro neonati risultati positivi al test della tubercolosi polmonare

Positivi, ma non malati. Sono tre femmine e un maschio. Tre di loro sono nati in marzo, uno in aprile. Si tratta dell’esito dei controlli eseguiti su un numero molto alto di bambini, un centinaio, perché al Gemelli si era già affiancato il San Camillo. E’ partito con i controlli anche il Bambino Gesù, con l’obiettivo di concludere entro il 31 agosto i test su tutti i bimbi nati fra marzo e luglio al Gemelli che potrebbe essere venuti a contatto con l’infermiera risultata poi malata di tubercolosi. Anche febbraio. Ora però l’unità di coordinamento (Gemelli, Asl Roma E, Spallanzani, Bambino Gesù, Regione Lazio) sta valutando di ampliare il numero dei bambini inizialmente previsto, circa 1.270. Potrebbero essere chiamati per essere sottoposti ai test della tubercolosi anche i neonati venuti alla luce a febbraio. E, dovesse servire, anche quelli di gennaio. Perché questa ipotesi? Per ora viene mantenuto riserbo, non perché vi sia una emergenza, ma perché ogni informazione va maneggiata in modo corretto. La ricostruzione. Vediamo di capire cosa sta succedendo, ricordando alcuni punti fermi: l’infermiera scopre di avere la malattia il 25 luglio; il periodo di incubazione dura 12 settimane. Visto che è stato registrato un caso di una bambina malata di Tbc e nata al Gemelli a marzo si decide di tenersi larghi e partire con i controlli a marzo, al confine del possibile inizio del contagio. Attenzione, è ancora da dimostrare che vi sia un nesso fra la bimba malata e l’infermiera. Fra due settimane saranno pronte le analisi, dovesse emergere che la bimba non è stata contagiata dall’infermiera la storia si complicherebbe. A quel punto bisognerebbe valutare anche ipotesi alternative. Il contagio parte dall’infermiera? Ma anche stando ai dati di fatto, emerge dai primi test che numerosi bimbi nati a marzo sono positivi al bacillo della tubercolosi. Marzo è proprio ai confini del periodo in cui, si presume, è iniziata la malattia e dunque il possibile contagio dell’infermiera. Per questo, per applicare tutti i criteri di prudenza e cautela, saranno esaminati anche i neonati di febbraio. Dovesse esserci qualche caso di positività, allora si potrebbero ampliare i controlli fino a gennaio. Ma in quel caso è evidente che andrebbe svolta una riflessione più complessiva su questa storia per capire se davvero tutto ha origine dall’infermiera malata. Una cosa per ora è stata constatata: dai controlli svolti su chi lavora nel reparto di neonatologia non sono stati trovati altri casi di tubercolosi fra i colleghi.

Redazione

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