Valle Ufita, un’altra ferita occupazionale lascia la Fiat

La Fiat Industrial, la società, nata quest’anno dalla scissione del titolo Fiat, ha annunciato dieci giorni fa l’intenzione di dismettere l’attività dello stabilimento di Valle Ufita, in provincia di Avellino, dove si producono mezzi di trasporto pubblico e che dà lavoro direttamente a 680 operai e impiegati che diventano oltre 1.200 se si considera l’indotto. Centinaia di loro hanno partecipato al presidio organizzato davanti al ministero in attesa dell’incontro. Il risultato ottenuto dai sindacati al tavolo odierno è stato il blocco temporaneo, fino ad agosto, delle procedure di cessione della fabbrica in attesa di due nuove riunioni in programma nei prossimi giorni: la prima coinvolgerà anche i ministeri delle Infrastrutture-Trasporti e dell’Ambiente, nonché la Conferenza Stato-Regioni, e dovrebbe servire a individuare risorse per alimentare il fondo nazionale per il trasporto pubblico. La seconda, conseguente, dovrebbe servire a rifare il punto con Fiat Industrial. Tutte le sigle sindacali coinvolte nella vertenza – Fiom, Fim, Uilm e Ugl – restano preoccupate perché l’azienda non ha mostrato alcuna apertura e senza una svolta decisa sul piano delle risorse molto difficilmente cambierà i propri programmi. I timori restano e non smorzano la tensione accumulata dai lavoratori in due settimane nel corso delle quali in Irpinia si sono ripetute proteste, appelli alle istituzioni, scioperi e manifestazioni. La vertenza si è aperta dopo che Fiat Industrial ha preannunciato la dismissione del sito di Valle Ufita – nato negli anni Settanta nel nucleo industriale di Flumeri per la produzione di autobus e pullman – , ritenendo sufficienti per le proprie strategie di mercato nel settore autobus lo stabilimento francese di Annonay, vicino a Lione, dove resta il 65% delle produzioni del marchio Irisbus, e quello di Visokè Myto nella Repubblica Ceca. L’uscita del Lingotto arriverebbe oltretutto su uno stabilimento che da mesi ha quasi il 70% dei dipendenti in cassa integrazione e a un anno dal contrastatissimo accordo sindacale che accettava una drastica riduzione del personale (attraverso prepensionamenti, dimissioni incentivate e lunghi periodi di cassa) in cambio di nuovi investimenti in tecnologie per 8 milioni di euro. Davanti al probabile addio di Fiat Industrial, al momento l’unica prospettiva è rappresentata da Massimo Di Risio, imprenditore molisano titolare della DrGroup, azienda che ha sede a Macchia d’Isernia, opera da 25 anni nel settore della commercializzazione dell’auto e di recente ha allargato l’attività alla produzione di Suv e fuoristrada. Nell’ultimo bilancio, DrGroup – 200 dipendenti – ha dichiarato un fatturato di 250 milioni di euro e, anche attraverso una serie di partnership con aziende cinesi del settore auto, punta su prodotti (il Suv DR5, il pickup Troy e l’off road Victory) ispirati soprattutto a modelli giapponesi, adattati a gusti ed esigenze della clientela italiana ed europea.

Redazione

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