Liguria

Bufera su Toti: il Governatore della Liguria finisce ai domiciliari

Reggeranno le accuse al Governatore Giovanni Toti, finito stamani ai domiciliari? Quale sarà l’impatto sul centrodestra nazionale? Secondo la magistratura il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, sarebbe “corrotto” e pertanto è stato posto ai domiciliari. Per l’accusa (ricordiamo che tutti sono innocenti sino all’ultimo grado di giudizio) avrebbe ricevuto 74mila e 100 cash, oltre a varie promesse di finanziamenti. Stessa sorte per il terminalista Aldo Spinelli, noto in Italia anche per essere stato presidente di Genoa e Livorno.

In carcere ci è finito l’ex presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale Paolo Emilio Signorini, che oggi è amministratore delegatodelle multiutility Iren. Toti, sospeso dal suo incarico in base alla legge Severino, era atteso a Ventimiglia. Avrebbe dovuto incontrare Flavio Briatore in occasione dell’apertura di un Twiga in Riviera.

Ai cronisti ha detto “Siamo tranquillissimi”. La stampa politicizzata di sinistra non attendeva altro per titolare contro il centrodestra nazionale! Nella doppia maxi indagine che si snoda tra Genova e La Spezia (al centro degli accertamenti c’è il braccio destro di Toti e suo capo di gabinetto, Matteo Cozzani, e in questo filone le accuse riguardano anche corruzione elettorale e il voto di scambio con esponenti di Cosa Nostra) alcune mosse che hanno caratterizzato la politica totiana degli ultimi anni. I sequestri preventivi, per ora, ammontano a 570 mila euro.

A partire dalla proroga trentennale della concessione affidata a Spinelli per le aree del terminal Rinfuse, nel dicembre 2021. Secondo l’accusa 5 giorni dopo il rinnovo del Terminal Rinfuse, da quattro società di Spinelli sarebbero partiti bonifici per complessivi 40 mila euro per il Comitato Giovanni Toti Liguria.

A Spinelli, secondo l’accusa, sarebbero state date le Colonie Bergamasche di Celle Ligure. Un complesso collocato in una delle zone più belle ed esclusive della Liguria, con caseggiati immersi in un bosco e vista mare, più spiaggetta privata aldilà dell’Aurelia. Da un paio d’anni sono in corso i lavori di un’operazione da cento milioni di euro. Soldi con cui la società Punta dell’Olmo degli imprenditori padre e figlio Aldo e Roberto Spinelli (quest’ultimo colpito da misura interdittiva), cerca di realizzare una cittadella di super lusso.

Sbarcato a Genova, dopo aver aperto un primo supermercato nel quartiere di Albaro, Esselunga è oggi presente anche a due passi dai terminal, nel quartiere di San Benigno. Per arrivare ai cantieri e all’inaugurazione di un anno fa.

Nell’indagine a cui a Genova hanno messo la firma quattro pm e seguita nel suo sviluppo da cinque magistrati – il procuratore capo Nicola Piacente, gli aggiunti Vittorio Ranieri Miniati e Francesco Pinto, i pm Federico Manotti e Luca Monteverde – secondo l’accusa e la giudice per le indagini preliminari Paola Faggioni sono state versate mazzette di ogni tipo. Come comunicata dalla stessa Procura, “al Presidente della Regione Liguria si contesta di avere accettato da Aldo Spinelli e Roberto Spinelli le promesse di vari finanziamenti e ricevuto complessivamente 74.100 euro”.

“Al presidente della Regione Liguria e a Matteo Cozzani viene contestato di aver accettato la promessa di Francesco Moncada, (consigliere di amministrazione di Esselunga S.p.A., indagato e colpito da interdizione, marito di Marina Caprotti (fuori dall’indagine) di un finanziamento illecito rappresentato dal pagamento occulto di alcuni passaggi pubblicitari sul pannello esposto sulla Terrazza Colombo per la campagna elettorale comunale del 12.6.2022, a fronte dell’impegno di sbloccare due pratiche di Esselunga pendenti in Regione relative alla apertura di due punti vendita rispettivamente a Sestri Ponente e Savona”. Per la Procura non si tratta di finanziamenti in chiaro.

C’è poi l’accusa di corruzione elettorale in relazione alle ultime elezioni regionali, che chiama in causa Cozzani. Secondo la Direzione distrettuale antimafia “a Matteo Cozzani quale coordinatore regionale della campagna elettorale per la Lista “Cambiamo con Toti Presidente”, Italo Maurizio Testa e Arturo Angelo Testa, quali rappresentanti della comunità riesina di Genova, viene contestato (in concorso con il presidente della Regione Liguria, per il quale non è stata chiesta alcuna misura cautelare/interdittiva in relazione a questo delitto)» il reato di corruzione elettorale.

Perché “in occasione delle consultazioni elettorali della Regione Liguria del 20 e 21 settembre 2020 costoro sono accusati di aver promesso posti di lavoro ed il cambio di un alloggio di edilizia popolare per convogliare i voti degli elettori appartenenti alla comunità riesina di Genova (almeno 400 preferenze) e comunque siciliani verso la lista “Cambiamo con Toti Presidente”. I due Testa secondo la Dda fanno parte del clan Cammarata. A loro, sempre l’accusa, è legato Venanzio Maurici. In questo filone è indagato il consigliere regionale Stefano Anzalone.

Sempre nel levante ligure gli inquirenti, il procuratore capo di La Spezia Antonio Patrono e il pm Elisa Loris, hanno messo nel mirino altri affari legati a Cozzani, (Matteo è stato sindaco di Portovenere) in particolare con il fratello Filippo e con gli imprenditori Raffaele e Mirko Paletti, che nel 2014 hanno rilevato il lussuoso Grand Hotel e ora stanno lavorando per aprire uno stabilimento nell’isola Palmaria. Proprio nell’hotel i due fratelli avrebbero ospitato personaggi e politici legati a Toti, per poi rivendicare favori come appunto le nuove aree alla Palmaria. Tutti i protagonisti di questa vicenda sono agli arresti domiciliari.

Ma la famiglia Cozzani, sempre secondo l’accusa, era in affari tutt’altro che leciti anche con Saverio Cecchi, presidente di Confindustria Nautica e nella sua veste anima del Salone Nautico internazionale di Genova, la più grande fiera della Liguria e volano degli affari marittimi liguri.

Sia Cecchi che Alessandro Campagna, direttore commerciale del Salone, sono adesso sotto indagine, perché avrebbero favorito Filippo Cozzani nell’appalto di una fornitura di bevande dentro il Salone, proprio dopo che Matteo Cozzani aveva garantito maggiori contributi pubblici al Salone stesso in qualità di capo di gabinetto regionale.

Redazione

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