Calabria

La sua odissea e lo sguardo del cane resteranno impressi nella memoria

Sarà dedicato un concorso letterario alla memoria di Giovanni Razvan, nell’ambito del premio “Lilia Gaeta” dalla prossima edizione. Ad annunciarlo la Garante della Salute della Regione Calabria, Anna Maria Stanganelli. In questi giorni è emersa anche la storia del cane adottato da Giovanni a generare emozione tra gli amici del giovane rumeno scomparso domenica 11 febbraio: nel giorno del funerale (martedì 13) si è sdraiato in mezzo alla porta della chiesa per essere vicino al suo amico con lo sguardo rivolto alla foto esposta all’entrata della chiesa.

La scomparsa di Giovanni Ravzan ha generato grande commozione. E  la sua storia avrà un’eco. Il giovane rumeno, sera di domenica 11 febbraio si è spento all’età di 27 anni che doveva compiere ieri (19 febbraio), all’ospedale di Lamezia dopo anni di grandi sofferenze a causa delle sue continue malattie tumorali.

Nella cittadina di Soriano Calabro, dove la famiglia vive dal 2007 (anno in cui con la madre e il fratello decidono di trasferirsi e ricongiungersi con il padre che già si trovava in Calabria a lavorare), il legame è stato particolarmente forte. Giovanni era parte della comunità e tutti lo ricordano per la sua innata simpatia, per la sua grande voglia di vita, nonostante le sue sofferte condizioni di salute. Nel giorno del suo funerale (martedì 23 febbraio) la comunità ha testimoniato il proprio affetto, in particolar modo tanti giovani amici erano presenti. Le parole prima del parroco don Pino Sergio, di mons. Giuseppe Fiorillo che ha concelebrato le esequie, e poi di Pasquale Varì (“… ieri piangeva il cielo di Soriano paese che ha accolto te e la tua famiglia”), sono state esemplari facendo emergere il grande patrimonio di valori e di simpatia che Giovanni ha lasciato nei cuori di tante persone. E infine l’intervento di Caterina Patania, la psicoterapeuta che lo ho seguito negli ultimi tempi per sostenerlo sotto il profilo psicologico, ha testimoniato la straordinarietà di Giovanni che ha saputo lasciare una impronta profonda in tutti quelli che lo hanno conosciuto.

Durante i brevi periodi in cui Giovanni poteva gustare la vita a Soriano, aveva stretto amicizia anche con un amico speciale: un cane. E questo fedele amico è stato protagonista di un gesto che ha destato sorpresa, generando emozione nei presenti nel giorno del suo funerale. I suoi amici più cari infatti hanno notato un cane che saliva le scale del sagrato della chiesa e poi si è sdraiato all’ingresso con lo sguardo rivolto verso la foto di Giovanni. E quando qualcuno entrava si spostava e poi ritornava in mezzo alla porta. Si sono accorti che si trattava del cane che Giovanni aveva adottato fin da cucciolo, circa dieci anni fa. Anche questo animale ha voluto dare l’ultimo saluto a chi lo aveva saputo accogliere, in una reciproca riconoscenza.

La fedeltà e la sensibilità dei cani nella storia della letteratura è proverbiale: si pensi al vecchio cane Argo che attende di morire dopo aver visto Ulisse a Itaca, dopo vent’anni. Tanti i romanzi e le storie dove il cane è protagonista, dalle favole di Esopo al lungo racconto di Thomas Mann, “Cane e padrone”, il cui protagonista Bauschan era il cane della famiglia Mann. Oppure la novella di Luigi Pirandello “La vendetta del cane” o anche Neruda che dedica un’Ode al cane, fino al premio Nobel per la Letteratura nel 2010, Mario Vargas Lliosa, che scrive un romanzo breve “I cuccioli”. Ma anche lo scrittore Giuseppe Berto sente la necessità di dedicare un’opera, “Colloqui con il cane”, un dialogo che lo scrittore del “Male oscuro” dedica al suo cocker, Cocai, alla fine degli anni Sessanta, che gli teneva compagnia nella sua casa di Capo Vaticano.

Certamente l’episodio del cane è rappresentativo del sentimento che Giovanni ha lasciato come eredità della sua breve esistenza. E la sua personalità, la sua continua lotta fin da quando era bambino contro le sofferenze causate dalle malattie, ma anche la sua grande voglia di vivere, creano una corrispondenza con un suo personale “testamento” che ha il valore di uno strenuo coraggio di sopravvivere a sé stesso, di prolungare la sua vita. Lo ha fatto nel suo libro autobiografico “La mia giovane vita, un’Odissea senza ritorno” (edito da Grafichéditore, di Lamezia Terme), che Giovanni ha potuto vedere nell’edizione digitale appositamente preparata, viste le sue condizione di salute che si erano aggravate. E così prima di chiudere gli occhi Giovanni ha potuto vedere la sua creatura. La responsabile editoriale della casa editrice, Nella Fragale, ha testimoniato come fosse felicissimo Giovanni facendolo vedere a tutti i dottori e gli infermieri.

Il concorso letterario che sarà dedicato alla memoria di Giovanni nell’ambito del Premio “Lilia Gaeta” voluto da Anna Maria Stanganelli, Garante della Salute Regione Calabria

Della storia di Giovanni è venuto a conoscenza anche la garante per la salute regionale Anna Maria Stanganelli, che ha preso a cuore la sorte di Giovanni e ha scritto anche una prefazione al libro. E nell’occasione della ricorrenza della “Giornata mondiale della lotta contro il cancro”, nel corso del Premio “Lilia Gaeta”, che si è svolto giovedì 15 febbraio all’auditorium “Cosimo Fazio”, della Scuola Allievi Carabinieri di Reggio Calabria, la Stanganelli, ha dedicato uno spazio raccontando la sua storia, chiamando la madre di Giovanni e Catarina Patania, psicoterapeuta coordinatrice dell’Acmo “Daniele Vaccaro” di Vibo Valentia, che ha spinto Giovanni a scrivere il libro. Nell’occasione la Garante regionale per la salute ha annunciato che la prossima edizione del Premio “Lilia Gaeta” ci sarà un concorso letterario alla memoria di Giovanni Razvan, intitolato “La speranza oltre il buio”, al fine di promuovere il potere della scrittura nei pazienti oncologici, nei loro familiari e negli operatori sanitari, con l’obiettivo di raccontare l’esperienza di vita con la malattia, per affrontare meglio le difficoltà. Alla presenza di tantissime autorità e rappresentanti delle istituzioni, in un evento ricco di momenti con rappresentanti del mondo medico-scientifico e associativo e delle forze dell’ordine, richiamando le parole che ha espresso nella sua Prefazione, ha annunciato l’istituzione del concorso letterario alla memoria di Giovanni, richiamando le parole presenti nella Prefazione:

“Ogni giorno è un grande regalo”: sono queste le parole che utilizza Giovanni per affrontare la sua battaglia più difficile. Il regalo, non in un giorno qualunque, ma in una notte piena di stelle, non lo sa, ma l’ha fatto a me, dandomi il privilegio di incrociarne il cammino. Era infatti il 10 agosto del 2023, quando attraverso la segnalazione di un’Associazione di pazienti, l’Acmo sede di Vibo Valentia, si richiedeva il mio supporto in merito alla difficoltà del giovane nella prosecuzione di una terapia con un farmaco chemioterapico presso il Grande Ospedale Metropolitano Bianchi Melacrino

Morelli di Reggio Calabria. In quell’occasione la Coordinatrice dell’Associazione, Caterina Patania, mi raccontò la storia di Giovanni, venuto dalla Romania con la sua mamma con una valigia carica di sogni, che stava combattendo contro una spietata malattia. Dopo pochi giorni, con l’aiuto dei medici del Gom, riuscimmo a dare riscontro a quella problematica e Giovanni iniziò la sua terapia…

 

Nel mese di dicembre, mi venne comunicato che il nostro guerriero ha deciso di raccontare in un libro la sua storia, affinché dalle ceneri del dolore possa nascere una speranza per tanti giovani, che attraverso il suo scritto, troveranno certamente la forza per affrontare ogni ostacolo sorridendo sempre. Questo racconto autobiografico, rappresenta un inno alla vita che va celebrata sempre e comunque, ogni giorno, come un magnifico regalo. Tutti in piedi per Giovanni, che oggi danza come le foglie trasportate dal vento, accolto dagli applausi di istituzioni e autorità, ma soprattutto di tanti giovani, che idealmente lo abbracceranno con quell’“amor che move il sole e l’altre stelle”.

Nicola Rombolà

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