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Andare “dentro” per restare “fuori”: importante esperienza degli studenti del “Gagliardi” di Vibo

Un forte impatto emotivo hanno vissuto i 45 ragazzi protagonisti del progetto “Scuola dentro”, durante la visita alla struttura dell’IPM “Paternostro” di Catanzaro (lunedì 27 novembre). Il prossimo incontro con i minori reclusi nell’istituto di pena sarà caratterizzato da attività laboratoriali nei diversi indirizzi.  

 

Tutto ha inizio, sempre, da uno stimolo emotivo”. È questo lo slogan coniato dagli studenti dell’IPSEOA “E. Gagliardi” di Vibo Valentia, dopo la prima esperienza vissuta “dentro” l’Istituto Penitenziario dei Minori “Paternostro” di Catanzaro (lunedì 27 novembre). L’esperienza vissuta da 45 studenti del triennio nella struttura penitenziaria per minori fa parte del progetto “Scuola dentro” ideato dall’Ipseoa “E. Gagliardi” e sancito da un accordo con l’IPM di Catanzaro. La presentazione risale all’11 ottobre nella sede del “Gagliardi”, alla presenza di diverse autorità istituzionali, tra cui il Procuratore della Repubblica Camillo Falvo, il prefetto di Vibo Valentia Paolo Giovanni Grieco, il Presidente del Tribunale per i Minorenni di Catanzaro Teresa Chiodo, il vicedirettore dell’IPM “Paternostro” Gennarino Del Re, il vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea Attilio Nostro. A fare da madrina alla cerimonia per la firma dell’accordo la dirigente scolastica del “Gagliardi” prof.ssa Eleonora Rombolà.

Non certo una fiction come quella andata in onda sulle rete Rai (come la serie “Mare Fuori”), ma di una realtà in cui diversi minori si ritrovano a espiare una pena a causa di azioni compiute senza valutare le conseguenze. La condizione è quella di ritrovarsi lontano dagli affetti familiari, privati della libertà, bene fondamentale dell’essere umano.

Ad accoglierli l’educatrice Chiara Crociani e il cappellano don Antonio Scicchitano. Il percorso formativo cerca di dare risposte concrete al fenomeno del disagio giovanile che allarma e che interroga i modelli che la società esprime verso le nuove generazioni, i cui effetti si possono osservare nelle forme della devianza e della delinquenza.

Così gli studenti hanno potuto “scoprire” la vita dei loro coetanei ristretta entrando “dentro” le aule e visitando gli spazi comuni come biblioteca e teatro, in cui i minori trascorrono alcuni anni della fase più importante della loro crescita, quella adolescenziale.

Questo primo giorno nella struttura dell’IPM “Paternostro” è stato importante sotto il profilo emotivo e di elaborazione dell’esperienza, ritrovandosi in un luogo di espiazione ma anche di “rinascita”. Uno specchio in cui guardarsi e riflettere per crescere nella consapevolezza. Come è avvenuto nel corso  dell’incontro tra l’educatrice Crociani e i docenti referenti (Giusy Cesari e Pamela Ciambrone) e accompagnatori (Paola Cosmano, Vincenzo Pesce e Raffaele Cuppari) nella sala del teatro dell’istituto penitenziario.  La Crociani ha spiegato in che cosa consiste la vita carceraria dei ragazzi coadiuvata da una comunità educante diversa dalla struttura carceraria. Il messaggio più forte è stato un’esortazione allo studio, con l’acquisizione di strumenti culturali per non essere vittime predestinate del degrado umano e sociale in cui i poteri criminali proliferano.

Nel secondo incontro (molto probabilmente si svolgerà a gennaio), gli studenti diventeranno protagonisti cimentandosi, insieme ai minori dell’IPM, in attività laboratoriali nei diversi indirizzi. E poi, a conclusione, ci sarà un incontro di calcetto.

Una esperienza che farà da specchio, con un ritorno reciproco sotto il profilo emotivo e formativo. A trarne beneficio non solo i ragazzi reclusi, ma soprattutto gli studenti, in quanto prenderanno coscienza del valore della libertà.  Questa rappresenta una delle finalità più importanti del progetto.

In questo caso andare “dentro” significa restare “fuori”.

Nicola Rombolà

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