L’Amore mancato

 

Di Vincenzo Calafiore

 

“….. si dice che la pioggia

sia senza motivi, cade e se ne va.

La pioggia è esistenza, memoria

piena di ricordi e desideri, sogni.

Cade e rimane, stranamente

rassomiglia alle lacrime, sul viso.

Cadono e hanno motivo, sono memoria! “

 

Vincenzo Calafiore

 

Di lei ricordo gli occhi.

Quel paio d’occhi che brillano, sembrano due stelle …. E il suo sorriso, così lucente  che mi pare di vedere il sole.

E credimi, quando un uomo incontra quello sguardo, non se lo leva più da dosso, gli esplode dentro qualcosa di indimenticabile, di irrefrenabile, tanti lo chiamano amore, ma è destino.

Anastasys non vuole mostrare di avere paura e mi guarda con i suoi occhi come se davvero mi conoscessero, come ci fosse qualcosa di bello da guardare in me.

La guardo come si guarda qualcosa che si sa già come fosse tua da sempre, senza abitudine, con meraviglia tutte le volte, come fosse l’ultima volta.

Troppo bella per essere mia!

Troppo bella per poterla amare.

La guardo così come guardo il mare sul finire dell’estate, dolce e sereno, quando la solitudine accompagna le onde che con fragore si riversano sulla spiaggia, sugli scogli.

La guardo così, con quel mio strano modo che hanno gli occhi miei di guardarla, hanno in se, gli occhi una intera vita con lei, ma le mani…. Le mani son vuote di vita.

E con le mani la disegno, con le dita l’accarezzo.

Le dita scivolano lungo il collo e arrivano al petto e proseguono lungo le braccia, leggere!

Mi piacciono le sue braccia. Non faccio altro che immaginare che mi stringono!

Non dovrei immaginarle, ma il cuore mormora di si !

Per tutta quella vita che se n’è andata via ho vissuto senza lei e senza mai smettere di cercarla in tutti i modi possibili, senza mai smettere di sognarla,immaginarla.

E nonostante tutto in qualche modo lo sapevo che c’era, che esisteva, in qualche modo il mio cuore sapeva, in qualche strano modo avvertivo la sua presenza … da qualunque parte io guardassi c’era sempre, e solo lei al mio fianco come fosse da sempre stata.

E’ una ferita sanguinante quello sguardo mio triste.

E’ una voragine, un baratro il mio sguardo.

E’ la pienezza assoluta dell’amore, quello sguardo mio su di lei.

Vorrebbero urlare.

Far capire cosa ho dentro.

Far capire la mia solitudine.

Così accade che sento scivolare lente perle calde dagli angoli degli occhi, precipitare nel buco nero dell’esistenza. E’ un abbraccio, un saluto come quando ci si lascia, quando ci si ritrova, quando ci si ama, quando è l’ultima volta.

Non dovremmo mai smettere di amarci perché non sappiamo se è l’ultima volta!

Non dovremmo mai smettere di amarci!

Vincenzo Calafiore

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