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La Spezia. Dopo 19 anni lo sciacquone verrà silenziato

I giudici della Cassazione, ritrovandosi a decidere su una bega di vicinato, non hanno esitato a riconoscere nello sciacquone una lesione al “diritto al rispetto della propria vita privata e familiare” che “è uno dei diritti protetti dalla Convenzione Europea dei diritti umani”. Così la sesta sezione Civile, presieduta dal giudice Antonello Cosentino, ha motivato la decisione di respingere il ricorso presentato da quattro fratelli proprietari di un appartamento in provincia della Spezia. La vicenda ha inizio quando la coppia che abita sullo stesso pianerottolo, nell’alloggio confinante, si rivolge al tribunale della Spezia. La causa ha come oggetto un nuovo bagno realizzato dai quatto fratelli che provoca rumori “intollerabili derivanti dagli scarichi”. Marito e moglie chiedono che il problema venga eliminato e che sia loro riconosciuto un risarcimento, ma il giudice di primo grado boccia la loro causa.

I due ricorrono in Appello a Genova con gli avvocati Giordano Sturlese e Paolo Marsigli. La Corte dispone una perizia che accerterà che “il secondo bagno era stato realizzato in una parete adiacente la stanza da letto dell’appartamento confinante ove era posta la testiera del letto” ed evidenzierà “non solo un notevole superamento della normale tollerabilità ma anche lo “spregiudicato ‘uso del bene comune’, posto che la cassetta di incasso del wc era stata installata nel muro divisorio, avente lo spessore di cm22 mentre avrebbe potuto trovare collocazione nel loro locale bagno”.

I giudici d’Appello constatarono come i rumori dello sciacquone disturbassero il riposo sia serale che del primo mattino “pregiudicando la normale qualità della vita in un luogo destinato al riposo”, perdi più “aggravato dal frequente uso notturno”. Configurandosi “una lesione del diritto alla libera e piena esplicazione delle proprie abitudini di vita quotidiana, diritti costituzionalmente garantiti e tutelati dall’articolo 8 della CEDU, Convenzione europea diritti dell’uomo”. La causa si chiuse con l’ordine ai proprietari di rivedere la collocazione dello sciacquone e di risarcire con 500 euro all’anno i vicini di casa, a decorrere dal 2003, l’anno di comparsa del nuovo wc.

La sopravvivenza dello sciacquone è finita in Cassazione con il ricorso affidato all’avvocato Stefano De Ferrari. La disfida conclusiva si è giocata sulla effettiva rumorosità dello scarico e sulle misurazioni avvenute di notte, quando la zona, nonostante l’immobile si trovi in un punto ad alta densità turistica, è immersa nel silenzio. Ma per i giudici ha avuto maggiore peso il fatto che la perizia abbia rilevato il “significativo superamento di tre decibel rispetto agli standard previsti dalla normativa specifica”.

La Suprema Corte, riferendosi alla Convenzione europea dei diritti umani, e, tra questi, in particolare al rispetto della vita privata e familiare, ha ricordato che “la Corte di Strasburgo ha fatto più volte applicazione di tale principio anche a fondamento della tutela alla vivibilità dell’abitazione e alla qualità della vita all’interno di essa, riconoscendo alle parti assoggettate ad immissioni intollerabili un consistente risarcimento del danno morale…” anche in assenza di un danno biologico.

Il danno, e il conseguente risarcimento, però sono stati riconosciuti in correlazione al “pregiudizio al diritto al riposo, che ridonda sulla qualità della vita di un individuo e conseguentemente sul diritto alla salute costituzionalmente garantito….provato in termini di disagi sofferti in dipendenza della difficile vivibilità della casa”. Dopo 19 anni lo sciacquone verrà silenziato.

Redazione

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