Cultura

Prende vita il museo del patrimonio geologico italiano

Firmata dal direttore generale Musei del ministero per i Beni e le attività culturali e per il Turismo, Massimo Osanna, e dal direttore generale dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, Alessandro Bratti, la convenzione per la valorizzazione museale delle collezioni geologiche e storiche del Servizio geologico d’italia. La direzione generale musei ha identificato il museo delle civiltà come l’istituto autonomo del Mibact più adatto per storia, caratterizzazione, missione, competenza tecnico-scientifica e struttura organizzativa a operare direttamente per la valorizzazione di tali collezioni in un museo che faccia parte del sistema dei musei del Muciv e che sia gestito d’intesa e in collaborazione con l’Ispra. In particolare, la convenzione, che avrà una durata di 10 anni, prevede il riallestimento delle collezioni del servizio geologico d’Italia in un museo permanente chiamato Museo di geopaleontologia italiana ‘Quintino Sella’, finalizzato alla fruizione e valorizzazione delle collezioni e dei contenuti, secondo progetti comuni di comunicazione, didattica e ricerca.

L’Ispra conserva e gestisce il patrimonio geologico e storico del Servizio eologico d’Italia, costituito da un ingente numero di reperti. Sono oltre 100 mila di collezioni paleontologiche, provenienti principalmente da giacimenti in Italia, i più antichi risalenti a 570 milioni di anni fa. All’incirca 55 mila campioni di collezioni lito-mineralogiche, fra cui le collezioni di marmi antichi e collezioni storiche di plastici geologici storici, busti ed effigi di importanti personaggi legati alla storia d’Italia tra cui Quintino Sella e Felice Giordano, una raccolta delle attrezzature e della strumentazione tecnico/scientifica utilizzata nel corso di 140 anni per il monitoraggio e l’analisi del territorio. Un totale di 170 mila reperti, preziosa testimonianza del complesso delle attività svolte dal regio ufficio geologico all’odierno Servizio geologico d’Italia. Si tratta di un importante patrimonio scientifico, culturale e storico non fruibile dal 1995 che, grazie a questo accordo, potrà tornare visibile alla comunità scientifica, agli studiosi e ai cultori della materia.

Redazione

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