Politica

Draghi porta il Governo della ripresa o del lockdown? I dubbi di Salvini

Giorgia Meloni si è tirata fuori annunciando di votare contro il Governo Draghi. Matteo Salvini invece ha scommesso sul Governo della ripresa, del cambio di passo. Ma i presupposti non ci sono se i grillini depressivi sono rimasti a gestire la pandemia e seminano terrore.

“Non ho parole. Non se ne può più di esperti che parlano ai giornali, seminando paure e insicurezze, fregandosene di tutto e tutti. Confidiamo che con Draghi la situazione torni alla normalità” tuona ad Affaritaliani.it commentando le parole di Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute, che ha affermato che chiederà a Roberto Speranza un lockdown totale con la chiusura anche delle scuole a causa della diffusione delle nuove varianti di Covid.

“C’è voglia di salute, di vita e normalità, penso che anche questo sia un cambiamento, gli italiani non possono stare attaccati alla tv per capire se il lunedì vanno in ufficio o i bambini a scuola” ha rincarato la dose il leader della Lega ospite di “Mezz’ora in più” su Rai 3. “Come ha detto Draghi, qualche dichiarazione in meno e qualche riunione in più. È un anno che qualcuno ci dice ‘state chiusi’. Speranza è appena stato riconfermato e io rispetto le scelte di Draghi, ma spero che a livello di squadra ci sia ascolto. Non ci sta che un consulente del ministero della Salute una mattina si alzi e senza dire nulla a nessuno dica che bisogna chiudere le scuole e le aziende. Prima di terrorizzare tutti ne parli con Draghi. Io credo che la gente più lavora e meno parla e meglio è. Metti attorno a un tavolo gli esperti e chi convince di più sulla base dei numeri e dei dati, allora ha ragione. Ma non ne possiamo più di aprire e chiudere le scuole”.

Salvini demolisce anche il Cts grillino e della paura che “oggi dice esattamente il contrario di quanto detto la settimana scorsa, ma non puoi dire la domenica mattina che domani non apri gli impianti che dovrebbero aprire il lunedì. Della salute si occupano gli scienziati, chi deve decidere deve pianificare”, prosegue Matteo Salvini commentando le dichiarazioni del Comitato tecnico scientifico sulla riapertura degli impianti sciistici. “Alle imprese il ministero 10 giorni fa aveva detto che si poteva riaprire. Domani, secondo i dati del governo, riaprono gli impianti, non è possibile che si dica la domenica che il lunedì cambia tutto”, ha aggiunto.

L’Italia di Draghi sarà quella del lockdown? Tanto valeva tenersi direttamente Conte! A cosa è servita la crisi di Governo se l’Italia rimane in mano a chi l’ha distrutta pezzo dopo pezzo? Tanta la rabbia delle categorie produttive. Pronti per riaprire gli impianti da sci a partire da domani con una capienza del 30%, come prevede l’ordinanza firmata dal presidente della Lombardia Attilio Fontana lo scorso 10 febbraio, ora gli operatori di Valtellina e Valchiavenna hanno appreso del freno del Cts alla ripresa. “Abbiamo raccolto, in via elettronica, migliaia di prenotazioni da tutta la Lombardia – spiegano dalla società impianti di Aprica – per la ripartenza, organizzata in tutta sicurezza con rigidi protocolli per evitare qualsiasi rischio di assembramenti. Le piste sono in perfette condizioni per l’ottimo innevamento”. “Siamo in ginocchio – sottolinea Mariangela Bozzi dell’omonimo hotel di Aprica – per una stagione invernale mai partita. E gli hotel, in queste ore, stanno già ricevendo numerose disdette dei brevi soggiorni programmati in coincidenza anche con la festa di San Valentino”. “Non è possibile venire a sapere alla domenica pomeriggio che per il lunedì mattina è tutto cambiato – aggiunge Michela Calvi dell’hotel Stelvio di Bormio -. Non se ne può più con la politica dell’apri chiudi, apri chiudi. Ci sentiamo presi in giro. Noi imprenditori del turismo non siamo burattini. Siamo allo stremo delle forze e tanti rischiano il fallimento delle loro aziende”.

“Non si può arrivare all’ultimo momento con decisioni penalizzanti del genere – prosegue Calvi -. E tutte le spese che abbiamo sostenuto per garantire la sicurezza delle strutture, a cosa sono servite? Speriamo che con il nuovo governo Draghi si cambi con questo andazzo”. Preoccupati anche negli impianti di risalita. “Un nuovo rinvio – sottolinea Giuseppe Bonseri degli impianti di risalita di Valfurva – equivale all’ennesima presa in giro e alla definitiva chiusura della stagione, in realtà mai partita. I danni all’economia provinciale sono incalcolabili”. “Noi ristoratori abbiamo pagato un prezzo altissimo a questi ripetuti rinvii – avverte lo chef Massimiliano Tusetti, titolare dello storico ristorante ‘Al Filo’ di Bormio -. Se le piste da sci non aprono non arrivano gli sciatori e, di conseguenza, anche i clienti nei nostri locali si vedono con il contagocce. Soffre anche il commercio locale. Tanti colleghi in crisi sono chiusi e fra questi c’è chi rischia di non riaprire anche in luoghi importanti di villeggiatura come Bormio”.

Redazione

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