Toscana

Impegno ad arrestare lo spopolamento di borghi e paesi e rinvigorire economie sfilacciate in Toscana

Ottocentomila euro per le cooperative di comunità, quelle che nella legislatura appena trascorsa sono state sicuramente tra le esperienze più significative, già finanziate dal 2018, in due momenti diversi, con poco meno di due milioni che sono serviti a far partire una quarantina di progetti di altrettanti realtà che poi dovranno reggersi sulle proprie gambe. L’ultimo bando, quello di cui è appena uscita la graduatoria, riguarda la realizzazione di una serie di progetti di rete. Ne sono stati presentati dieci (valore complessivo 1 milione e 90 mila euro) e sono stati tutti e dieci finanziati, con fondi europei Fesr 2014-2020.

Le quaranta cooperative finanziate dalla Regione in questi due anni sono distribuite a coriandolo un po’ per tutto il territorio regionale, ma anche anche diversi elementi in comune. “Per questo giocare di squadra e creare delle reti può essere utile” sottolinea l’assessore all’economia e al turismo della Toscana, Leonardo Marras.

Puntano tutte alla fine a creare nuove occasioni di sviluppo, in forma cooperativa o basate su beni comuni, oppure ad offrire servizi ai residenti (e tra i residenti a quelli con una maggiore fragilità come gli anziani). Operano nei borghi più sperduti, in montagna molte o nelle aree periferiche di aperta campagna. Ne fanno in genere parte tutti gli abitanti (o quasi) di una frazione e fino al 2018, prima della loro esplosione, la più famosa (e forse l’unica o poco più attiva) era in Toscana quella del Teatro Povero di Monticchiello, paese del senese colpito dalla crisi della mezzadria all’inizio degli anni Settanta e che allora ha scelto di aggregarsi intorno ad un’idea di teatro di piazza che costituisce oggi un’economia importante per i residenti.

“Le cooperative di comunità – spiega ancora l’assessore – si stanno rivelando uno strumento utile per rinvigorire economie sfilacciate: della montagna e delle aree interne, ma anche delle periferie marginali urbane caratterizzate da minore accessibilità. Per questo ci abbiamo creduto e continuiamo a crederci. Sono anche un deterrente allo spopolamento di quelle aree”

In questi due anni c’è chi ha deciso, nella quaranta cooperative che sono nate, di puntare sulla valorizzazione dei prodotti agricoli ed agroalimentari del territorio e chi è partito dall’economia circolare e dal riciclo o dall’offrire servizi per il turismo sostenibile e verde (delle due ruote, ad esempio). C’è anche chi ha messo insieme produzioni locali, tradizione e innovazione tecnologica. Purtroppo la crisi causata dall’emergenza sanitaria da coronavirus ha rallentato alcune aspettative.

Ora si è deciso di ragionare in termini di rete: per la loro commercializzazione turistica ad esempio, come con il progetto “Tos.Co” (capofila la cooperativa AlterEco della Lunigiana) , oppure per la creazione di un marchio distintivo e la diffusione delle singole esperienze di economia collaborativa magari attraverso l’organizzazione pure di un festival itinerante (tutti temi al centro del progetto “Cooperando” proposto dalla cooperativa “Centro culturale del Compitese” nel comune di Capannori in provincia di Lucca.

La compagnia popolare del Teatro povero di Monticchiello si prefigge la realizzazione di un docu-film, che sarà ospitato anche su un portale web. per un vero e proprio viaggio nelle cooperative di comunità toscane, alla scoperta dei loro segreti e delle loro bellezze per vivere quei luoghi.

C’è anche chi guarda alla mobilità, come la “Dispensa montana” di Fabbriche di Vergemoli in Garfagnana, per proporre modelli replicabili altrove oppure chi si concentra su temi come “capitale naturale” e “servizi ecosistemici di comunità”, forse un po’ complicati ed astrusi ai più ma che si possono riassumere nella difesa di un ecosistema i cui benefici, non solo per chi vi abita, sono più di uno: dalla vita che vi brulica alla produzione di cibo, acqua potabile e combustibile, dalla funzione di regolazione del clima ai a valori anche estetici, spirituali, educativi o ricreativi. L’idea arriva da Castell’Azzara in provincia di Grosseto.

“Filo&Fibra”, da San Casciano dei Bagni nel senese, intende realizzare un totem-scaffale, artigianale, da collocare all’interno di ciascuna cooperativa di comunità toscana con le offerte, i prodotti e i servizi offerti. “Il Borgo” di Montelaterone, frazione del comune di Arcidosso nell’Amiata grossetana, punta sul cicloturismo e il turismo esperienziale, sostenibile, culturale e ambientale, sempre naturalmente in chiave di rete toscana.

“Il Girasole”, cooperativa di Borgo San Lorenzo nel Mugello, si propone per progettare e coordinare una serie di navette per lo sviluppo ancora del turismo sostenibile. Convinti che tutte le cooperative di comunità toscane siano scrigni di inaspettata bellezza e dunque abbino un grande potenziale per i viaggiatori alla ricerca di territori nuovi, la Sigeric – un passato di guide ambientali, turistiche ed alpine in Lunigiana e nell’Appennino – si propone come incubatore e acceleratore dei servizi turistici offerti da tutte le cooperative della rete, alla scoperta di una Toscana diffusa per chi ama il turismo lento e dei cammini.

Infine, come la cooperativa “Sviluppo e futuro Levigliani” a Stazzema in provincia di Lucca, c’è chi guarda ai viaggi di istruzione delle scuole, quando potranno ripartire, pensando ad una app e ad una strategia di marketing specifica (e di nuovo condivisa) per raggiungere quello specifico segmento.

Redazione

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