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Agli occhi di un amore

Agli occhi di un amore

Di Vincenzo Calafiore

9 Giugno 2020 Udine

Le luci del giorno si sono spente lentamente su l’ultima scena, chiuso il sipario sul grande vuoto.

“  Voi avete il bisogno di gente come me, così potete parlare di qualcosa, potete giudicare, ridere e essere allo stesso tempo  il nulla, perché voi non siete nulla..”

E’ vero quel che si va dicendo di “ noi “ quelli che vivono nei sogni. E’ vero quello che si va dicendo di me: che vivo dietro le quinte di un teatro ai confini indesiderati o nelle case perdute. Come è vero che parlo con gente scomparsa assieme alle cose perdute. Ma non vi siete resi conto, anche adesso, in questo preciso momento che intorno a voi c’è il vuoto, perché avete cancellato esistenze, ricordi, amori.

Ho visto la mia vita … È una stazione di arrivi e di partenze, un continuo viaggio su un rigo di parole, sempre con la mia valigia appresso di

ricordi che mi assalgono, nel mio camerino davanti a uno specchio, mentre scopro lentamente il mio viso. E’ che dietro ogni parola, ogni rigo lungo come un binario

ci sei Tu.

Comincio a scrivere nell’umidità degli occhi, con dita da fantasma, il mio delirante alfabeto degli anni che non ritornano.

Ti sei dimenticata di me a poco a poco, dopo aver imparato a memoria i versi da urlare alla notte.

L’amore è di non fare l’amore, amare è un vivere nella luce incerta di un’alba quasi già assolata.

Ah! La mia vita! Io l’ho sentita chiudermi fuori, l’ho sentita rimbombare dentro di me come un urlo che frantumò il cuore. Per quelli come me, la vita più vera è quando svegli nei sogni amiamo tra i rumori della gente, felici di essere lì, e lo facciamo parlando piano, forse senza parole…

Nella fioca luce d’una candela ho contato i miei anni, ho poco tempo per vivere, i miei anni di meno sono già volati. Sono ora come un bambino a cui sono rimasti pochi giocattoli per giocare.

Non ho più tempo per sostenere persone che non ascoltano, assurde e tristi nella loro finta bellezza.

Il mio tempo è breve e voglio sentire l’essenza dell’amore, voglio vivere accanto a persone umane, che sappiano ubriacarsi, ridere, fumare, che dagli errori hanno sopportato l’urto, che non siano gonfi di trionfi o di denaro, che difendono il loro pensiero la loro dignità, la libertà, che amino il loro amore.

Sono come un treno impazzito e corro! Ho voglia di vivere tutto fino in fondo e sai perché:

stanotte davanti allo specchio nel mio camerino, mentre mi struccavo, ho capito … mi sono reso conto di averne avuto solo una!

Adoro le mie cicatrici con la mia poesia, hanno in se i miei errori e la mia saggezza!

Ma quel pensiero di te, vivo e forte è un pensiero che è lì .. nel cuore. Oh mia immensa tenerezza, quasi divina! Ho scritto, scrivo ancora, silenzi, notti ineguagliabili,  di come sognai l’impossibile possibile, ho fissato la mia follia tutta su dei righi che vanno via in un oltre da me distante.

Mi richiama l’eco della tua voce e a volte non so che mari e oceani  dentro si sollevano in me; Tu lo sai amore mio vengo da un mondo diverso, vengo dai tuoi occhi di donna!

Ah, voi pensate che io sia un recitante, che si possa dimenticare o buttare via! Sono un uomo, uno che ha detto : No! E sia maledetto il Mangiafuoco dagli sguardi maligni e anima dannata, io giurai di non farmi rinchiudere nelle sue prigioni dorate e son rimasto nelle brezze  delle mie notti ardenti … ove l’amore incontra il sogno.

Sul quei tavolacci ogni giorno nelle mie spettacolari rappresentazioni, senza che voi ve ne siate accorti ho misurato la distanza tra voi e me, ho misurato l’amore, così senza rendermene conto ho lasciato il mio addio, ora resterà l’assenza, la mancanza.

Ebbi se ricordo bene in una notte di quelle l’imbarazzo della scelta, di scegliere dove perdermi…se no nei tuoi occhi!

Ancora ti ho dentro amore, che punta di tenera matita punse il seno tuo, non sai l’affanno dei giorni miei, che la bocca non lamenta, come pure lo scricchiolio dei tavolacci, quasi mai presente in scena, sempre alla deriva di me stesso nelle tue essenze notturne.

Ebbene, voi non mi avrete, lascerò che muoia in me la parola che sa di aria.

Amerò il desiderio di averla affianco e perdermi nei suoi occhi che sono dolci come le notti avare di questo maggio aspro e arcigno.

Amore ti perderò perché nulla ho da darti tranne la mia pena di vedermi morire un po’ alla volta; la tua presenza è luce e vita, sento nel mio cuore il tuo cuore, nella mia voce la tua voce….

Perché non ti avvicini e ti lasci spogliare?

Ero seduto davanti allo specchio, mezzo truccato e mezzo no… fissavo nella lontananza il tuo splendido corpo, liscio e adolescente, il tuo seno d’alabastro… quando mi disse: vuoi fare l’amore con me? Si che lo voglio risposi!

Ti dispiacerebbe toglierti il trucco? Mi chiese… Perché? Voglio vedere il tuo viso, il viso che voglio baciare!

Vincenzo Calafiore

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