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Nella notte la rivolta delle Regioni contro Conte poi arriva l’accordo

I grillini erano convinti di avere chiuso l’accordo. Ma per Giuseppe Conte è stata una notte insonne, alle prese con la rivolta delle Regioni che hanno minacciato di non firmare il Dpcm. Il tavolo è stato riaperto all’una di notte. Accanto al premier il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia per gestire la mediazione e impedire che questo nuovo scontro si trasformi in un disastro per l’intero governo. Una battaglia giuridica che diventa politica su chi deve avere la responsabilità dei protocolli di sicurezza siglati dall’Inail. Il nodo è l’accordo che era stato concluso e prevedeva la modifica dell’articolo 6 e l’adozione delle linee guida. Conte non le ha allegate al Dpcm e dai presidenti di Regione è arrivato lo stop con un confronto andato avanti tutta la notte. Alla fine è stata raggiunta l’intesa e le linee guida sono state allegate al decreto.

Dopo la mezzanotte, poco prima che iniziasse il confronto tra le Regioni e il premier, il governatore della Liguria Giovanni Toti era intervenuto su Facebook. “Siamo ancora in ufficio perché la Conferenza delle Regioni sta per riunirsi quasi all’una di notte per un confronto urgente con il premier Conte e il ministro Boccia. Il decreto che dovrebbe aprire da lunedì la nuova fase del Paese non corrisponde all’accordo politico raggiunto. Le linee guida per la riapertura delle attività commerciali, concordate con le categorie, devono essere chiaramente recepite. Serve un’assunzione di responsabilità e coraggio. Sennò troppi pareri tecnici e troppi cavilli affonderanno l’Italia definitivamente. Noi non ci stiamo”. La riunione è terminata soltanto dopo le 3 di notte, con un accordo che prevede l’inserimento delle linee guida nel Dpcm.

Si passa quindi dal rigore delle linee guida dell’Inail alle raccomandazioni assai meno stringenti del Dpcm. Un allentamento che ha trovato il sostegno del ministro Boccia ma allarmato Speranza, spiazzato una aperturista. Infatti le misure restrittive devono essere proporzionate e bisogna accettare il “rischio calcolato” e condividere con le Regioni la responsabilità di riaprire. “Se pensiamo di avere la massima garanzia che la curva non riprenda a salire, rischiamo di non riaprire mai – ha ripetuto Conte – Per la tenuta del tessuto economico e sociale non possiamo permetterci di stare fermi in attesa del vaccino”.

Il Comitato tecnico-scientifico è stato sconfessato. Ora il premier sentirà Vittorio Colao per il piano economico di medio termine. Il manager sta accelerando per consegnare il lavoro all’inizio di giugno e a quel punto il compito della task force potrà dirsi concluso.

Redazione

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