Il mondo del calcio piange la scomparsa di Luciano Gaucci. Fu prima imprenditore e dirigente, con un’esperienza come vice presidente della Roma durante la gestione di Dino Viola. Viene ricordato soprattutto come patron del Perugia. Acquisì il club umbro verso la fine del 1991, rilevando una squadra abituata a barcamenarsi in Serie C1 dopo i lustri dei decenni precedenti e una società prossima al fallimento. Il vulcanico Gaucci riuscì a riportare il club biancorosso fino alla Serie A. Dopo lo spareggio promozione in Serie B vinto con l’Acireale, venne squalificato per tre anni per aver regalato un cavallo ad un arbitro. Proprio il mondo dell’ippica lo aveva visto protagonista con la grande intuizione di Tony Bin, un cavallo acquistato per soli 12 milioni di lire quando era ancora un puledro e rivenduto per 3 miliardi dopo svariati successi. Portato il club in B dopo la cavalcata nel 1993-94, riuscì a centrare la Serie A dopo sole due stagioni, assestandosi con il passare degli anni (pur con una nuova retrocessione) nella massima categoria anche grazie a dei colpi a sensazione. Si va dalla scommessa Nakata in campo a quella Serse Cosmi in panchina. Tanti gli eccessi di un uomo che amava la provocazione, dalla lite con Matarrese alla fine di una sfida contro il Bari, la decisione di ingaggiare Carolina Morace come allenatrice della Viterbese, la capacità di esplorare mercati meno battuti, dalla Corea di quell’Ahn che licenziò in diretta tv dopo il gol segnato all’Italia al Mondiale alla Cina di Ma Ming Yu, passando per l’Iran di Rezaei, senza dimenticare i tanti giocatori lanciati direttamente dalle serie minori. E’ stato proprietario anche di Viterbese, Sambenedettese e Catania, e proprio alla guida degli etnei ingaggiò una battaglia con i vertici del calcio italiano, nel celebre “caso Catania” che portò a ribaltare la struttura del campionato di Serie B a 24 squadre. Per un breve periodo fu anche patron della società “Napoli Sportiva”, creata nell’estate 2004 dopo il fallimento della vecchia SSC Napoli e mai iscritta a campionati professionistici. Indagato per il fallimento del Perugia, è stato poi inquisito insieme ai figli Riccardo e Alessandro per associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, rifugiandosi nella Repubblica Dominicana e patteggiando tre anni per bancarotta fraudolenta e reati fiscali. Tale pena non è stata scontata grazie all’indulto. A Santo Domingo si è spento all’età di 81 anni, dopo una lunga malattia.
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