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E’ morta Maria Luisa Galli nota come la suora di Pannella

E’ passata alla storia come la suora di Pannella. L’appellativo le era rimasto anche dopo la rottura con i radicali e il ritorno tra le stanze di un convento di clausura. Maria Luisa Galli, suor Maria Simona Petra per le sorelle del monastero Mater Ecclesiastae sull’isola di San Giulio, in Piemonte, è morta all’età di 89 anni, tra silenzio e preghiere. Correvano gli anni Settanta quanto Maria Luisa Galli finì sui giornali per la scelta di lasciare il convento e schierarsi con i radicali di Marco Pannella nella lotta per l’aborto, diventando una protagonista del dissenso cattolico estremo. Insieme con la teologa Adriana Zarri. Un’opposizione iniziata quando ancora dirigeva un convento dell’Ordine delle Minime Oblate (l’ordine per l’assistenza all’infanzia abbandonata fondato nel 1949 a Monza) e scelse come educatori cinque obiettori di coscienza. Poi la svolta, con lo schierarsi per il divorzio, nel 1974, l’anno del referendum che cambiò la storia delle coppie. Scelta che segnò la rottura definitiva con i superiori e l’abbandono del velo. L’anno dopo con Panella, Marisa Luisa Galli presentò la richiesta di referendum sull’interruzione volontaria della gravidanza. “Il mio impegno per i diritti civili è di lunga data, avendo io iniziato con le battaglie per far rispettare ‘la carta dei diritti del fanciullo’ nei miei vent’anni di esperienza pedagogica in istituti assistenziali – disse in un’intervista al Mondo – Con il partito radicale, che è il movimento più autenticamente cristiano che abbia mai conosciuto, mi ci ritrovo semplicemente perché è totalmente in accordo con la mia pedagogia, che vuole sempre partire dall’uomo”. Da religiosa a esponente radicale dura e pura, abbracciando tutto l’arco delle cause pannelliane, fino a entrare a Montecitorio come deputata. Dieci anni di impegno totale, poi la rottura con il leader radicale. “È un capo violento e autoritario, un dittatore” lo accusò. Dopo il divorzio dai radicali passò al gruppo della Sinistra indipendente. Alle elezioni successive si presentò con Democrazia proletaria, ma senza essere rieletta. Per un po di tempo restò ancora un punto di riferimento per i cattolici del dissenso, ma poi sparì nell’ombra. Il 6 agosto 1987 varcò la soglia del monastero sull’isola del lago d’Orta, lasciandosi dietro la carriera di deputata e il nome registrato all’anagrafe di Inverugo, provincia di Como, dove nacque nel 1930. Da allora per tutte era suor Maria Simona Petra.

Redazione

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