“La sentenza della Cassazione conferma quello che Regione Lombardia aveva sempre affermato ossia che la presenza di un luogo di culto, all’interno di un immobile che non ha la destinazione d’uso di luogo di culto, costituisce non solo un’illiceità dal punto di vista amministrativo, ma anche un abuso edilizio e quindi una fattispecie penale”. Lo ha affermato l’assessore regionale al Territorio e Protezione civile Pietro Foroni. Il politico regionale commenta così la sentenza della Cassazione che conferma quanto già espresso dalla sentenza di primo grado e di secondo grado. Secondo i giudici il centro culturale islamico milanese di via Cavalcanti non ha i requisiti per essere destinato a luogo di culto con relativa condanna penale per i responsabili. “Da questo deriva il fatto che – ha continuato Foroni – è uno specifico dovere da parte dei Comuni andare a verificare la sussistenza di questo tipo di illiceità. Ove non lo facessero, potrebbe configurarsi come detto un rifiuto di atti d’ufficio”. “La realizzazione di edifici destinati al culto – ha concluso – deve infatti inderogabilmente rispondere a determinati requisiti, compatibili con quanto previsto dalla normativa vigente e con i piani di governo dei territori”.
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