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Musica in lutto. Morto Marty Balin fondatore dei Jefferson Airplane

Musica internazionale in lutto. E’ morto Marty Balin. Il fondatore e cantante dei Jefferson Airplane aveva 76 anni. Protagonista dell’estate dell’amore a San Francisco, creò la band di rock psichedelico con dischi storici come Surrealistic pillow e Volunteers. Martyn Jerel Buchwald, nato a Cincinnati, aveva militato in una folk band ed aveva fatto il cantante pop. In un club incontrò Paul Kantner e la sua chitarra a dodici corde. Poi vennero il chitarrista Jorma Kaukonen, il bassista Jack Casady, il batterista Slip Spence e la cantante Signe Toly Anderson. L’Aeroplano Jefferson era nato e, nel 1966, arrivò l’album di debutto “Jefferson Airplane Takes off”, che preparò la strada per la fama, giunta appena un anno dopo con la sostituzione della vocalist con Grace Slick, carta vincente del gruppo come autrice, presenza sensuale. Presenza centrale al Human Be-In di San Francisco, al Monterey Pop Festival, a Woodstock, ad Altamont, alle prime due edizioni del festival di Wight, con Grateful Dead e i Quicksilver Messenger Service i JA accesero il sound di San Francisco conquistando l’America e il mondo. Il nome del gruppo portava alla convinzione che le droghe permettessero di espandere la coscienza, di attraversare la porta della percezione. Jefferson Airplane sarebbe un termine slang per definire un fiammifero tagliato a metà in verticale usato per reggere una sigaretta o una canna di marijuana troppo corta per essere tenuta fra le dita, così da fumarla fino alla fine senza scottarsi, ma Kaukonen sostenne sempre che il nome fu inventato da un suo amico chitarrista, Steve Talbot, come parodia ai nomi dei musicisti blues, in riferimento a Blind Lemon Jefferson. Rimasto nel gruppo per siglare anche lp come «After bathing at Baxters» e «Crown of creation», Marty, che preferiva l’alcool alle polverine e l’Lsd, nel 1971 lasciò i JA e, ancora sconvolto dalla morte dell’amica Janis Joplin, cercò una vita più salutare, praticando lo yoga. Ma ritrovò quel che restava del gruppo nel 1974 entrando nei Jefferson Starship. L’aeroplano era diventato un’astronave, ma volava decisamente più basso dei tempi di Somebody to love e White rabbit. Balin firmò comunque gli hit – minori – di questa stagione: Miracles, With your love e Count on me, ma poi abbandonò di nuovo i compagni. La sua carriera solista non decollò mai, nel 1989 partecipò a una reunion degli Airplane, poi a una degli Starship, prima di mollare definitivamente il giro nel 2008. Nel 2016 aveva avuto un’operazione a cuore aperto, dalla quale non si era mai davvero ripreso.

Redazione

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