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Il 19 maggio di 722 anni fa la morte in prigione di papa Celestino V

Il 19 maggio 1296, in una cella del castello di Fumone, in provincia di Frosinone, moriva papa Celestino V. Non più papa, dopo le sue dimissioni avvenute il 13 dicembre 1294, ma prigioniero di Bonifacio VIII, suo successore. Era stato eletto papa il 5 luglio di quello stesso anno nel Conclave di Perugia e vi era rimasto 107 giorni, dal 29 agosto, data della sua incoronazione, al 13 dicembre. Il periodo di tempo, poco più di un anno, dopo le dimissioni, fu braccato, perseguitato, imprigionato. Un accanimento, lontanissimo dall’amore cristiano. Procurato da un vicario di Cristo. Aberrazioni della storia del Cristianesimo e del Cattolicesimo in particolare. Dal 1313, anno della sua elevazione sugli altari ad opera di Clemente V, il 19 maggio è il giorno della festività canonica di San Pietro Celestino, patrono – con San Massimo, Sant’Equizio e San Bernardino – della città dell’Aquila. Eppure la vita di papa Celestino V era stata una vita pura, limpida, dedita completamente al bene del popolo. L’Alter Christus per eccellenza. Nato nel Molise, Pietro Angelerio, divenuto Fra Pietro da Morrone, intorno al 1246 si era stabilito all’eremo sul Morrone, con alcuni monaci. In precedenza era entrato nell’Ordine di San Benedetto, ma aveva lasciato il monastero per farsi eremita, passando tre anni sul monte Palleno (Porrara). Recatosi a Roma per studiare, nel 1239 era stato ordinato sacerdote. Il 21 marzo 1274, recandosi a Lione dove papa Gregorio X era arrivato per il Concilio Ecumenico, ottiene la Bolla di confermazione dell’Ordine dei monaci morronesi di Santo Spirito. Al ritorno, nel luglio 1274, a L’Aquila, promuove la costruzione di un Santuario dedicato alla Madonna (Santa Maria di Collemaggio), consacrato il 25 agosto 1288. Nel 1292 alla morte del papa Niccolò IV, al conclave riunito a Perugia, le due fazioni contrapposte dei cardinali (Orsini e Colonna), non riescono ad eleggere il nuovo papa. Vi si reca il re di Napoli Carlo II d’Angiò con suo figlio Carlo Martello per metterli d’accordo. Ma non ottiene nulla. Lasciando Perugia, Carlo II e il figlio Carlo Martello vengono a Sulmona. Il 6 aprile 1294 salgono a S. Onofrio e incontrano Fra Pietro, suggerendogli di scrivere una lettera ai cardinali riuniti in conclave. La lettera fa effetto e il 5 luglio 1294 Pietro da Morrone viene eletto papa, all’età di 79 anni. L’11 luglio i delegati si avviano verso Sulmona. Anche Carlo II col figlio si dirige verso Badia di Sulmona, ma stanco per il lungo viaggio, lascia che all’eremo salga suo figlio Carlo Martello insieme ai legati. Giunti all’eremo nella tarda mattinata, l’arcivescovo di Lione, Bernard De Gout, si inginocchia davanti a fra’ Pietro e gli consegna il decreto di nomina. Pietro si ritira in preghiera e in lacrime. Poi, dichiara di accettare la nomina. Il 25 luglio il corteo parte per L’Aquila: Pietro su un asino e ai fianchi Carlo d’Angiò e Carlo Martello. Arriva a L’Aquila il 27 luglio, dove rimane per la consacrazione episcopale e per l’incoronazione papale che avviene domenica 29 agosto 1294 alla presenza di tutti i cardinali. Prende il nome di Celestino, forse per ricordare Celestino III che aveva approvato l’Ordine di Gioacchino da Fiore. D’altronde era evidente e noto a tutti l’interesse e il rapporto che fra’ Pietro aveva stabilito con la teoria di Gioacchino da Fiore (1130-1202), secondo cui l’età dello Spirito Santo, dopo quella del Padre e del Figlio, era imminente, e avrebbe apportato il predominio della libertà, della grazia, della Pace e l’avvento del “Papa Angelico, il successore di Pietro che si eleverà in sublimi altezze”, al quale “sarà data piena libertà per rinnovare la religione cristiana e per predicare il Verbo di Dio… la gente non sguainerà la spada contro i propri simili e nessuno si addestrerà alla battaglia”. Sulla morte di papa Celestino V sono nate numerose illazioni, senza validi riscontri. Resta il fatto, inoppugnabile e indegno: un papa, Celestino V, deceduto in carcere! Mario Setta

Redazione

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