Milano. In mostra riti, vita e arte delle popolazioni Asmat

Al Mudec ha aperto i battenti la mostra “Eravamo cacciatori di teste. Riti, vita e arte delle popolazioni Asmat”, la prima mostra in un museo pubblico italiano interamente dedicata a uno dei popoli più affascinanti della Nuova Guinea. L’esposizione, allestita nello spazio Focus sino al prossimo 8 luglio, racconta i mutamenti sociali e culturali avvenuti in seno alla ricchissima tradizione rituale e artistica delle popolazioni Asmat nel corso del XX secolo, e nasce dalla volontà di valorizzare una parte della collezione permanente solitamente conservata nei depositi del Mudec.

Il percorso espositivo presenta una selezione di circa 150 opere provenienti dalla Nuova Guinea e appartenenti alla collezione Fardella-Azzaroli (concessa in comodato al museo) e alla Collezione Leigheb-Fiore, acquisita nel 2015 dal Comune per incrementarne il patrimonio e colmare la lacuna che si era creata più di 70 anni fa a causa dei bombardamenti che colpirono il Castello Sforzesco, allora sede delle Collezioni Etnografiche. Attraverso sculture, armi, strumenti musicali, oggetti d’uso e rituali, i visitatori potranno approfondire non solo gli aspetti legati alla vita quotidiana di queste popolazioni, ma conoscerne quindi i complessi rituali e le tradizioni che legano indissolubilmente la pratica scultorea alla dimensione spirituale più profonda del popolo Asmat.

Gli Asmat vivono nell’area situata sulla costa sud-occidentale della Nuova Guinea, politicamente appartenente all’Indonesia ma stilisticamente e culturalmente legata al mondo oceanico. La loro vita rituale, ricca e molto sentita, è da sempre fortemente legata alla pratica scultorea. Grazie ai rituali, gli antenati entrano in contatto con i vivi e tornano alla vita attraverso le figure intagliate.

L’incontro con i popoli occidentali, avvenuto molto tardivamente, principalmente alla metà del secolo scorso, ha fatto conoscere al mondo questa loro straordinaria abilità artistica e di conseguenza il mondo rituale, caratterizzato anche dalle pratiche del cannibalismo e della caccia alle teste, attirando così l’attenzione non solo dei collezionisti d’arte e degli artisti, ma anche di studiosi, antropologi ed etnografi, come il giovane Michael Rockefeller, tragicamente scomparso proprio durante una spedizione tra gli Asmat nel 1961.

A tutt’oggi queste popolazioni continuano ad esercitare grande fascino e a suscitare vivo interesse essendo associati, nell’immaginario collettivo, ad un mondo primigenio e incontaminato: Sebastião Salgado ha scelto di realizzare alcuni scatti del suo recente progetto Genesi proprio tra le popolazioni Asmat, quali testimoni viventi di un perfetto equilibrio tra uomo e natura. Nel percorso espositivo, anche un documentario e numerose fotografie che permetteranno ai visitatori di immergersi nella cultura di una delle popolazioni più affascinanti della Nuova Guinea.

Redazione

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