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La fragilità di certi momenti

Le fragilità di certi momenti     Di vincenzo calafiore  Sabato 6 agosto Udine “ se ami davvero soffri, piangi per questo amore. Se vuoi farlo vivere devi ogni momento darle senza nulla chiedere in cambio, non devi chiederti perché! Perché così è, non so spiegartelo, ma è così, l’amore è un fiume che scorre sotto e sopra, e va verso il mare grande della vita.” ( vincenzo calafiore)     Ci sono certi paesi sperduti nelle valli, bruciati dal sole e dal silenzio, ove tutti si conoscono e sanno tutto di tutti, con un solo forno che cuoce il pane di tutti, strade strette e aria pregna degli odori che giungono dalle campagne vicine addormentate dalle cicale, dal ronzare delle mosche. Giù nel profondo Sud, la Calabria, terra mia, ove anche l’asino è parte della famiglia e ha un nome, Alfredo o Pasquale i nomi più gettonati e sono curati, tenuti come un uomo e come un uomo lavorano e tornano a casa da soli stanchi di fatica. Paesi e gente duri, come certe piante calabresi, agre, spinose, di colore arraggiato, abituate alla siccità e alla luce senza scampo, isolate, attorte, intrecciate a più volte a se stesse, continuamente intente a distillare nutrimenti là dove intorno, pare il deserto. Ci sono certi risvegli che hanno e lasciano ancora segreti rubati alla notte e quando questo accade praticamente tu non sai da che parte sei, o dove vorresti andare o essere. C’è il silenzio che racconta e come quelle piante  distilla nutrimento per l’anima, fa si che la giornata possa iniziare bene … dove attingere a piene mani l’aria greca coi suoi fortissimi odori o ciò che ne è rimasto nel ricordo. Io nel mio – laboratorio- forgio parole che poi vanno via portate dal vento, come quegli odori; scrivo versi di una terra smemorata e distratta, dimenticata anche dal suo passato, dalla sua stessa lingua, il greco. Risuscito ogni mattino o ogni notte da protagonista silenzioso.. di una poesia come disciplina del fare, come esercizio di rigore; una poesia che a volte uccide le parole che è continua guerra, inciampo, sbeccatura. Una poesia che sembra aprire ferite, scavare, e in verità offre riparo all’anima ferita! Sono come un cammello che attraversa deserti seguendo sempre la stessa direzione anche se il vento l’ha modificata e come un cammello faccio il pieno di scrittura; io, lavoro sulla scrittura,è la mia finalità, quel che mi importa davvero. La struttura è tutto, nella costruzione dei testi. Con tutta la libertà del rigore: la libertà non è arbitrio, ma regola interna, un codice che si va facendo, così vale anche per la pittura. Mi viene in mente Pierangelo Bertoli con la sua “ Certi momenti “ poeta dimenticato, anche lui grande rigorista; e Parodi Andrea con la sua “ Non potho reposare “ ricordo bene quando nel suo ultimo concerto della sua vita salutò il pubblico e i suoi fan mandandoli a nanna dedicando loro la sua canzone alla vita, al suo grande amore “ Non potho reposare”  l’ultima interpretazione da brividi, una canzone d’amore eccezionale …. “ non posso riposare amore del cuore, sto pensando a te ogni momento. Non essere triste gioiello d’oro. Ti assicuro che desidero solo te, perché ti amo forte, ti amo e ti amo….. E allora la scrittura prende vigore le parole che sono capaci di costruire vita, amore, rivendico alle parole la loro verità, devono dire quello che è, non quello che non è. Le parole false esistono e fanno danno come gli uomini falsi. Le parole come guerra sono parole senza verità, costruite con l’inganno da chi gestisce il potere; rispondono non all’essere ma all’avere che si afferma con la sopraffazione e la morte. Amore chiamami piano, non svegliare i miei morti i miei sogni mancati !

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