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Settantesimo Premio Strega, vince Edoardo Albinati con “La scuola cattolica”

“Credo che l’entusiasmo e la fatica di questa vittoria vadano dedicati a Valentino Zeichen, persona cara e nobile, aquila libera che ha protetto e consigliato i miei figli e tutti noi”, ha dichiarato un emozionato Edoardo Albinati.

Lo scrittore, totalizzando 143 voti, ha vinto la settantesima edizione del Premio Strega con “La scuola cattolica” (Rizzoli).

Al secondo posto Eraldo Affinati, con 92 voti, per “L’uomo del futuro” (Mondadori) e al terzo Vittorio Sermonti, con 89 voti, per “Se avessero” (Garzanti).

Edoardo Albinati è nato a Roma nel 1956. Da oltre vent’anni lavora come insegnante nel penitenziario di Rebibbia, esperienza narrata nel diario Maggio selvaggio(Mondadori, 2001). Suoi reportage dall’Afghanistan e dal Ciad sono usciti sul “Corriere della Sera”, “la Repubblica”, “The Washington Post”. Ha scritto film per il cinema di Matteo Garrone e Marco Bellocchio. Tra gli ultimi libri pubblicati, ricordiamo Tuttalpiù muoio con Filippo Timi (Fandango, 2006) e Vita e morte di un ingegnere (Mondadori, 2011).

Intervista all’autore (tratta dal portale ufficiale del Premio Strega)

Ricorda qual è stato il primo libro che ha letto?

E come faccio a ricordarmelo? Tra i primi ce n’è sicuramente uno che s’intitolava Pirati, corsari e filibustieri. Ho nella memoria le sue nitide illustrazioni. Immagini splendide aveva anche l’enciclopedia per ragazzi Il mio amico, edita da Garzanti, specie il primo volume, Miti, leggende e fiabe. Quei disegnatori erano dei veri artisti. E le riduzioni, poniamo, dei Nibelunghi o delMahabharata, o dei miti greci, erano perfette, fedelissime.

Ci sono scrittori con cui sente di essere in debito?

La lista sarebbe lunga. Proprio per questo, peraltro, non ho uno scrittore-mito, uno scrittore-guida. Ho rubato da quasi tutti quelli buoni che ho letto. E parecchio anche dai meno buoni.

Ci racconti in breve una sua giornata tipo di quando scrive.

Potrei disegnare di una giornata ideale, che consiste nello svegliarsi, scendere a mare, nuotare per un’ora, tornare a casa, scrivere interrompendosi solo per bere caffè o vino bianco, mangiare e sdraiarsi sul letto, con la mia bella, ogni tanto. Poi al tramonto tornare in acqua. Purtroppo di giornate così in un anno ce ne saranno cinque o sei.

Cosa le piace del suo lavoro di scrittore e cosa non le piace?

Mi piace l’esitazione, l’oscillazione che si spalanca andando a capo. Le possibilità aperte nella formulazione della frase successiva. Non mi piace quello che ho scritto quando lo rileggo.

Qual è stata la molla che l’ha spinta a scrivere il suo ultimo libro?

Una miscela di calma, risentimento, ardore, malinconia e curiosità. Con in più la sensazione, netta, che mi toccasse farlo.

Redazione

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