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Pizza fritta? DON a Roma

Finalmente anche nel cuore della Capitale è possibile trovare la vera pizza fritta. Tra le suggestive stradine di Trastevere nasce infatti DON – scherzoso acronimo di “Denominazione d’origine Napoletana” – dove si possono degustare diverse varianti di una delle più golose espressioni della gastronomia partenopea. Il successo dello street food ha riportato alla ribalta questo straordinario prodotto, già reso celebre dalla splendida Sophia Loren nel film “L’oro di Napoli”. La pizza fritta nasce come cibo povero, alternativa alla sua sorella più famosa, la classica pizza napoletana. In tempi di magra, quando al pomodoro e alla mozzarella si preferivano ricotta e “cicoli” – riccioli di grasso di maiale – la pizza fritta diventò protagonista nei vicoli all’ombra del Vesuvio. L’impasto è lo stesso della pizza – acqua, sale, farina e lievito – cambia però il metodo di cottura: la pasta lievitata viene foggiata a forma tondeggiante o di mezzaluna, farcita o meno col ripieno e poi fritta in olio bollente. L’impasto della pizza fritta DON, sia nella composizione che nella lavorazione, viene realizzato nel pieno rispetto della tradizione, secondo un’antica ricetta familiare tramandata gelosamente di generazione in generazione e lievita naturalmente dalle 12 alle 24 ore. La frittura è una delle tecniche di cottura più diffuse nei Paesi caldi perché le alte temperature eliminano ogni rischio legato alla conservazione del cibo. Se la qualità degli ingredienti è elevata e la tecnica è giusta – temperatura costante intorno ai 160° e alimento completamente immerso nell’olio – la frittura non è affatto dannosa per l’organismo e non è pericolosa per la linea così come si può pensare, mantenendo intatte le proprietà nutritive dei cibi, che risultano più digeribili. Per i suoi ripieni infine, DON ha scelto solo materie prime d’eccellenza, preferibilmente a Denominazione d’Origine Protetta. Ad ogni sua pizza DON ha associato i nomi dei quartieri più famosi e popolari di Napoli rafforzando in questo modo l’identità squisitamente partenopea di questa specialità gastronomica . Nascono così, tra le altre, la più tradizionale  “Spaccanapoli”, con Ricotta di Pecora Romana DOP, cicoli di maiale, provola, Pomodoro San Marzano DOP, basilico e pepe, la golosa “Chiaia”, con salsiccia di maiale, friarielli saltati in padella e provola, o la raffinata “Vomero”, con scarola saltata in padella con olive nere di Gaeta, capperi, uvetta, pinoli e provola. Il profumo che sprigiona una pizza fritta a regola d’arte, come quella fatta dai maestri pizzaioli Maurizio Iannicelli ed Enrico Silanus, è inconfondibile e irresistibile; il gusto assolutamente straordinario.

Redazione

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