Evento musicale di grande rilievo, giovedì 29 ottobre alle 21 nella basilica di San Paolo fuori le Mura: nell’ambito del XIV Festival Internazionale di Musica e Arte Sacra (festivalmusicaeartesacra.net), l’annuale rassegna di classica nelle basiliche romane – e dunque, canonicamente, a ingresso libero–, suona una delle maggiori orchestre al mondo, un’icona del sinfonismo germanico, i Wiener Philharmoniker.
Inutile e fuori luogo spender parole per presentare i Wiener: chiunque ami la musica ha un sussulto al solo udirne pronunciare il nome. Averli qui, a Roma, col loro suono caldo (più caldo di quello degli altrettanto blasonati cugini-rivali, i Berliner), per di più gratis, non è cosa che capiti tutti i giorni. Anche se la monumentale formazione viennese è spesso presente alle edizioni annuali di questo bel festival romano. Insomma non è il passaggio d’una cometa, uno ogni diecimila anni, ma se va bene almeno un anno si aspetta…
Diretti dallo svedese Herbert Blomstedt (anziano e apprezzato beethoveniano), eseguono quil’Ottava e la Settima di Beethoven. Nuotano nel loro mare, sul podio una bacchetta più che collaudata, abituata a lavorare con le orchestre tedesche (Blomstedt è stato a lungo direttore principale della Staatskapelle di Dresda), un direttore che ha passato la vita sugli spartiti delle Nove Sinfonie.
L’Ottava e la Settima, dunque. Ovviamente prima l’Ottava, più lieve, poi la grandiosa “apoteosi della danza” (così Wagner definiva la n. 7), con quel mirabile Allegretto in la minore cui molto deve la vena melodica di Brahms. L’Ottava e la Settima, neanche a farlo apposta. Sì, perché l’eccezionalità della serata non si limita all’evento in sé: addì 27 Pappano con Santa Cecilia replica all’Auditorium l’Ottava e la Sesta, due giorni dopo arrivano i Wiener con un programma per metà identico (e la contiguità, involontariamente maliziosa, tra le altre due metà…).
Sia puro caso o meno, chi è stato a sentire la Sinfonica di Santa Cecilia può, con nelle orecchie ancora l’orchestra romana, istituire un immediato paragone tra questa e la compagine austriaca. Due tra le massime orchestre al mondo a confronto sul medesimo repertorio, dal vivo e con quarantott’ore di intervallo. E in questo caso davvero la frequenza ricorda i passaggi della cometa di Halley…
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