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Presunto caso di omofobia nell’Istituto Ecpof di Monza, niente processi a priori

L’Associazione Nazionale ANDDOS (il più grande movimento Lgbti con 140.000 associati in tutta Italia) interviene sul caso esploso a livello mediatico per un presunto caso di omofobia che sarebbe avvenuto nell’Istituto cattolico professionale Ecpof di Monza: vittima della discriminazione sarebbe stato un ragazzo di 16 anni, di origine romena, costretto a seguire le lezioni in corridoio fuori l’aula, perché di diverso orientamento sessuale, dopo la pubblicazione di una sua foto su Instagram. Non si sono fatte attendere le reazioni, con esponenti politici ed associazioni che hanno annunciato quanto prima un’interrogazione parlamentare affinché il Miur faccia immediata chiarezza e affinché lo stesso istituto possa spiegare subito quanto realmente avvenuto. Il direttore dell’Istituto professionale di Monza smentisce però categoricamente i genitori del sedicenne, dichiarando che non è nel dna dell’istituto emarginare e discriminare gli studenti, ma che si è trattato solamente di un provvedimento punitivo, in quanto il ragazzo avrebbe mostrato in classe foto pornografiche ai compagni di classe.

“Non vogliamo fare processi mediatici a priori su questo presunto caso di discriminazione, visto che la dinamica del caso ha ancora risvolti tutti da chiarire – sottolinea il presidente nazionale Mario Marco Canale di ANDDOS – la direzione scolastica sostiene che tutte le decisioni adottate sono state adottate esclusivamente nell’interesse del ragazzo, i genitori invece sostengono che si è trattato di un vero e proprio caso di discriminazione da orientamento sessuale. Che se, venisse confermata, sarebbe davvero gravissima. La nostra associazione chiede, pertanto, sia all’Istituto e sia Al Miur di fare immediata chiarezza. Noi crediamo nel valore dell’educazione alle differenze, contro le discriminazioni di genere e sessuali: la scuola è il primo spazio nel quale sviluppare la conoscenza reciproca e coltivare fiducia ed accoglienza, favorire l’inclusione positiva di ogni persona. Ogni istituto scolastico, di ogni ordine e grado, rappresenta un luogo principale e fondamentale in cui coltivare e trasmettere valori quali rispetto, libertà, integrazione sociale, senso critico, pluralismo di idee ed identità. Il modo migliore per abbattere la paura del diverso e i pregiudizi è il rispetto. Il ruolo educativo e formativo che rivestono i dirigenti, i docenti e gli istruttori, oltre alla famiglia, è vitale perché rivolto ai giovani ai quali occorre sempre trasmettere messaggi significativi. I giovani devono percepire la possibilità di poter contare su persone qualificate in grado di ascoltare le proprie istanze e problematiche, prerogative fondamentali per permettere ai ragazzi di accrescere la propria autostima e di non percepire più, quindi, la condizione di diverso dal suo mondo esterno. Per un giovane omosessuale avere attorno a sé un ambiente sociale e familiare che lo comprendano è una condizione basilare per una serena crescita ed integrazione con gli altri”.

Redazione

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