La ditta di Montebelluna era ammessa ai benefici per lo stato di crisi ma continuava ad utilizzare i lavoratori che percepivano la cosiddetta “cassa integrazione” e corrispondeva compensi “in nero” ad altri operai.
A scoprirlo la Guardia di Finanza di Treviso nel corso di una verifica fiscale che ha fatto emergere un articolato sistema evasivo, basato anche sull’illecito ricorso agli ammortizzatori sociali.
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