Alexis Tsipras ha pagato a caro prezzo la mediazione con i creditori internazionali e l’Unione Europea. Quantomeno sul piano politico. Il leader greco ha provato ancora il rischia tutto. Impavido. Prima la carta del referendum per “prendere tempo” poi l’accordo e alla fine elezioni anticipate. Ha scelto di non navigare a vista e trasformare le urne in una sorta di nuovo referendum. Avrà ragione lui o l’ala radicale, solo le urne potranno dirlo.
Intanto i dissidenti sono con le spalle al muro e devono organizzarsi in fretta per presentarsi alle imminenti elezioni. Il primo passo è il nuovo partito. Si chiamerà Unità popolare (Leiki Anotita), formato da almeno 25 cosiddetti “ribelli”. Il leader sarà l’ex ministro dell’energia Panagiotis Lafazanis.
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