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Livorno, storia di un bambino ebreo scampato alla Shoah

Racconta la storia emblematica di un ebreo livornese scampato, da bambino, alla Shoah, il volume “Il racconto di una salvezza, il mio incontro con Dino Molho”, scritto da Rosa Distaso. Volume che verrà presentato oggi alle 17.30, nella sala Badaloni di Villa Fabbricotti (viale della Libertà 30), alla presenza dell’autrice e dello stesso protagonista, Dino Molho.

L’iniziativa è promossa dal Comune insieme alla Comunità Ebraica nell’ambito del ciclo di appuntamenti “Le Genti di Livorno”.

Interverranno un rappresentante dell’Amministrazione Comunale e Vittorio Mosseri, presidente della Comunità Ebraica livornese.

Come racconta l’autrice Rosa Distaso, “il mio incontro con Dino Molho è stato un incontro fortunato perché lui e sua moglie Lydia risiedono non a Livorno ma a Magenta. Ci siamo conosciuti ad un pranzo in Comunità Ebraica a Livorno ed ho scoperto le loro origini livornesi, ho subito pensato che la storia di Dino Molho, superstite della Shoah, appartenesse anche a questa città ed era giusto che tutti la conoscessero. Le persone di Magenta che hanno aiutato Dino Molho e la sua famiglia a salvarsi, sono un po’ il simbolo di un atto di umanità e di eroismo che proprio in questi giorni dobbiamo ricordare, non solo perché ricorre il 70° anniversario della Liberazione, ma per tutto quello che oggi ci accade intorno. Oggi, nell’era moderna, dove tutto è tecnologico, robotico, dove la trasformazione e l’evoluzione sono al centro della ricerca, dove tutto deve diventare “sostenibile”, ancora esseri umani fuggono dalla guerra e dalla morte e affidano la loro “salvezza” all’incertezza, percorrendo tratte di morte.

Ancora oggi, come allora, il discrimine religioso, etnico, politico e di pensiero, ancora oggi, come allora, l’essere umano perde la dignità e gli vengono negati tutti i diritti, quelli dei bambini, quelli dei giovani quelli delle donne, quelli degli anziani, ma soprattutto si nega loro il sogno: il sogno della vita. Mai come oggi questa storia, che dedico ai miei figli e ai miei nipoti che sono il domani, è così attuale e così vera. È importante ricordare l’orrore per poter vedere e riconoscere l’orrore, per poter guardare negli occhi un bambino, un giovane, una donna e un anziano e poter vedere una luce, quella della dignità della vita che è un diritto di tutti e oggi nulla di tutto ciò è retorica”.

Info: Ufficio Cultura, Spettacolo e Rapporti con Università e Ricerca del Comune di Livorno, tel.0586-820521 – servizi.culturali@comune.livorno.it.

Redazione

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