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San Pietro al Natisone. Convegno e presentazione diari don Antonio Cuffolo

«Dall’ostilità alla casa comune europea» è il titolo del convegno storico che si terrà si terrà venerdì 24 aprile alle 20 nella sala consiliare del municipio di San Pietro al Natisone (Udine) a settant’anni dalla fine della seconda guerra mondiale. È stato orgnizzato dalla Cooperativa editrice Most e dall’associazione culturale «don Eugenio Blanchini» per presentare la seconda edizione dei diari di don Antonio Cuffolo, curati da Giorgio Banchig ed edita dalla Cooperativa Most. Alla serata interverranno, per la parte storica, il docente di storia contemporanea all’Università di Udine, Fulvio Salimbeni, il prefetto di Tolmin, Zdravko Likar, nella sua veste di conoscitore della storia del movimento di liberazione sloveno nella Slavia e nell’alto Isonzo, mentre la parte politica sarà trattata dagli europarlamentari Isabella De Monte (Alleanza progressista di socialisti e democratici) e Alojz Peterle (Partito popolare europeo). Quest’ultimo fu colui che, da capo del governo, nel 1991 portò la Slovenia all’indipendenza. Il convegno si terrà alla vigilia della Festa nazionale della liberazione. Il 25 aprile 1945, infatti, il Cln-Alta Italia proclamò l’insurrezione di tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti. Il Friuli fu definitivamente liberato i primi giorni di maggio. Ma la Slavia cadde dalla padella nella brace. Scrive Giorgio Banchig: «Nelle Valli del Natisone il dopoguerra fu funestato da una profonda spaccatura della comunità dovuta a due questioni: la definizione dei confini e il riconoscimento della minoranza, questioni che avevano un’unica origine nella già allora pluridecennale lotta contro la lingua slovena e il tentativo di sradicarla dalle case e dalle chiese. Non fu tanto una contrapposizione tra destra e sinistra, tra ex fascisti ed ex partigiani, ma tra chi voleva ripristinare la millenaria prassi dell’uso dello sloveno nelle chiese, interrotta dal fascismo, e introdurlo nell’insegnamento scolastico e tra chi vi si opponeva paventando ad arte invasioni da parte della Jugoslavia, ma in effetti richiamandosi al programma del Giornale di Udine del 1866: “Questi slavi bisogna eliminarli” e alla repressione fascista». Quanto al volume «Moj dnevnik-La seconda guerra mondiale vista e vissuta nel ‘focolaio’ della canomica di Lasiz», il diario è stato scritto dallo stesso Cuffolo in italiano e in sloveno. Le due parti rappresentano due cronache diverse della seconda guerra mondiale. La parte in sloveno parla degli avvenimenti avvenuti dal 1938 al 1946, quella in italiana, invece, di quelli dal 1940 al 1947. Non si tratta di una mera traduzione da una lingua all’altra, ma di due testi scritti in due periodi diversi. Mentre il testo sloveno risale al periodo in cui è stato scritto, quello italiano è stato scritto sulla base di quello sloveno qualche anno più tardi, si pensa all’inizio degli anni Cinquanta del secolo scorso. «La doppia stesura del diario – spiega nell’introduzione mons. Marino Qualizza – non è una ripetizione, ma una visione diversa dei fatti perché don Cuffolo pensava ai destinatari italiani e sloveni. Verso i primi ha usato maggiore diplomazia addolcendo talvolta certi episodi, ai fini di una lettura non polemica, ma costruttiva, anche in prospettiva futura. Per i secondi, invece, ha voluto sottolineare i meandri più nascosti ed anche difficili della situazione degli sloveni della provincia di Udine, affinché si rendessero conto di quali ostacoli fosse disseminata la loro strada e rimanessero meravigliati della capacità di resistere e della volontà di sopravvivere fino ai nostri giorni».   Nella ricorrenza di San Marco, il 25 aprile e nei giorni successivi in molti paesi delle Valli del Natisone si terranno le rogazioni. Agli antichi riti l’associazione culturale don Eugenio Blanchini e il Comune di Savogna, hanno dedicato un libro e un film documentario che saranno presentati giovedì 23 aprile nella sala polifunzionale di Savogna. Interverranno il sindaco, Germano Cendou, il parroco, don Natalino Zuanella, il direttore dell’Ufficio liturgico diocesano, don Loris Della Pietra.

Redazione

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