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Consulenze a aziende che vogliono emergere, 14 tecnici formati da Regione e Provincia di Prato

L’emersione delle aziende cinesi (ma non solo cinesi) che nel distretto di Prato lavorano sommerse e nell’illegalità passa anche da quattordici giovani: quattordici ragazzi – una rumena perfettamente bilingue, sei cinesi tutti con buona conoscenza dell’italiano e sette italiani, di cui quattro in grado di parlare correttamente cinese – che nei mesi scorsi hanno frequentato un corso per tecnico per la valorizzazione delle risorse locali. Un’esperienza e una squadra che potrebbe crescere in futuro ma già operativa: quattro hanno già avviato la loro attività presso il Pin, l’Università di Prato, altri due presso la Cna, l’associazione degli artigiani.

La strategia è una delle iniziative messe in campo dalla Regione con il Progetto Prato e si integra con l’altro progetto regionale, Lavoro Sicuro, tenuto a battesimo la scorsa estate e che attraverso il dipartimento per la sicurezza sul lavoro delle Asl di Prato, Empoli, Pistoia e Firenze si è posto l’obiettivo, con l’assunzione di 74 neo ispettori, di controllare entro il 2016 circa 7.700 aziende di tutta l’area metropolitana. A dicembre già ne erano state visitate 1.100.

“Con questa nuova figura di tecnico non puntiamo a sanzionare o reprimere le situazioni di irregolarità quanto piuttosto a dare aiuto e sostegno a chi ha bisogno e intenzione di emergere e mettersi in regola” sottolinea la vice presidente della Toscana Stefania Saccardi, intervenuta nel pomeriggio a Prato ad un convegno in cui sono tirate le fila sul progetto e il possibile sviluppo futuro. “Per formare questi giovani e dare gambe al progetto – ricorda la vice presidente – la Regione ha messo a disposizione della Provincia di Prato 470 mila euro di risorse europee del Fondo sociale”.

Per aiutare l’emersione delle aziende e capire chi ne ha bisogno è stato realizzato nel corso della prima fase un innovativo modello di check up, il primo in Italia, realizzato sulla base di un’articolata verifica sul campo condotta su settantacinque aziende, sessantanove delle quali cinesi. La seconda fase prevede la formazione per chi lavora nell’azienda: titolari e dipendenti che saranno istruiti sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, le norme fiscali, i contratti, la gestione ambientale e la formazione obbligatoria. Il percorso è semplice: prima conoscere le leggi e le norme, poi l’autovalutazione e alla fine, per chi vuole emergere o non si sente in regola, l’offerta di una consulenza a tutto campo. Forti di quel rapporto di fiducia che molte aziende hanno già stretto con questi quattordici giovani.

Redazione

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