“Questi luoghi”, ha detto Baglio, “hanno un significato particolare per noi, per la storia che lega la nostra città a Gerusalemme e alla comunità ebraica, per la memoria che vogliamo rafforzare”. L’intento, ha spiegato la presidente dell’Assemblea Capitolina, è “creare una città davvero libera e sicura”. In quest’ottica l’idea di “rafforzare il gemellaggio ideale con Gerusalemme, mettendo in pratica alcune iniziative insieme”.
Il rabbino Di Segni, dal suo canto, ha sottolineato il carattere unico del Ghetto: “Un quartiere estremamente vitale. Un polmone pulsante della socialità romana, un punto d’incontro tra culture differenti”. Un posto “per tutte le età e per tutti i palati, dove c’è folla e i ristoranti sono pieni”. Uno stile quotidiano a cui il Ghetto non rinuncia, adoperandosi per continuare a “vivere normalmente e magari anche meglio”.
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