Uno dei primi risultati è stata l’immagine delle particelle del virus dell’epatite B, impossibile da osservare con i microscopi finora disponibili. Il supermicroscopio combina una tecnica che permette di seguire il movimento delle molecole all’interno della cellula (chiamata pCF) con una tecnica di “super-risoluzione” (Sted), che consente di produrre immagini con un dettaglio inferiore a 100 miliardesimi di metro (nanometri), superando i limiti degli attuali microscopi ottici, che si fermano a 200 nanometri.
Il supermicroscopio è nato dalla collaborazione fra Istituto di nanoscienze del CNR di Pisa, Scuola Normale e I.T.I. di Genova e Pisa.
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