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Lettera avvelenata ad Obama arrestata l’attrice Shannon Richardson

Si è difesa sostenendo che non intendeva “far del male a nessuno”, e che era sicura che “i controlli negli uffici postali avrebbero scoperto le buste con il veleno prima che ci fossero vittime”. Il giudice l’ha condannata a 18 anni di prigione, il massimo permesso per un’aspirante terrorista che abbia prodotto tossine biologiche e le abbia messe in circolazione. L’attrice televisiva Shannon Richardson un anno addietro aveva preparato tre lettere riempiendole di ricina e le aveva indirizzate una al presidente Barack Obama, una all’allora sindaco di New York Michael Bloomberg e la terza a Mark Glaze, direttore dell’associazione “Sindaci contro le armi”. La donna si era mossa lasciandosi dietro tracce in modo che le autorità sospettassero del marito, Nathan Richardson. La polvere velenosa estratta dal seme di ricino è altamente letale. Non esiste possibile cura per bloccarne gli effetti, che possono manifestarsi anche dopo 12-24 ore. Shannon l’aveva avvolta dentro una lettera in cui fingeva di essere un maniaco delle armi, inferocito per i tentativi del presidente e del sindaco newyorchese di limitare in qualche modo la loro diffusione. La missiva indirizzata alla Casa Bianca recitava: “Quel che è contenuto in questa lettera è nulla paragonato a quanto ho in serbo per lei signor presidente. Lei dovrà uccidere me e la mia famiglia prima di prendermi le mie armi. Sparerò in faccia contro chiunque vorrà venire a casa mia”. La donna aveva inviato le tre lettere nel maggio del 2013, dopo aver creato una rete di prove che avrebbero incriminato il marito. Ha aperto un conto paypal a suo nome, ha affittato una cassetta postale e creato un falso indirizzo di posta elettronica sempre fingendo di essere lui. Ha studiato come produrre la tossina, ha ordinato in internet tutto l’occorrente per farlo da sola a casa. Poi, in un momento in cui il marito era lontano, ha stampato gli indirizzi sulle buste con la sua stampante, e le ha imbucate vicino al suo posto di lavoro. Infine è andata alla polizia, a dire che temeva che il marito fosse diventato un terrorista, perché “stava manipolando dello strano materiale” e “aveva espresso opinioni violente contro il presidente”. Inizialmente la polizia le ha creduto. Poi l’Fbi ha trovato troppe contraddizioni nella testimonianza di Shannon, e ha cominciato a credere che il marito fosse la vittima, non il colpevole. Posta davanti a domande precise e all’aperto sospetto degli inquirenti, Shannon ha ceduto quasi subito, e ha confessato che voleva punire il marito per il dolore che le aveva causato con la richiesta di divorzio.

Redazione

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