Gianantonio Manci fu un convinto fautore della repubblica democratica e dei principi di libertà e dei diritti dell’uomo. Lo afferma l’assessore provinciale alla cultura italiana Christian Tommasini in concomitanza con la ricorrenza, il 6 luglio 2014, dei 70 anni dalla sua morte.
“È fondamentale l’importanza del ricordo – come fa presente l’assessore Tommasini – e soprattutto della ‘memoria attiva’ del passato che si deve attivare in relazione alla storia attuale, per trasformarsi in proposta di dialogo e confronto sul presente. Capitano degli Alpini, prima, e dopo l’Armistizio del 1943, capo della Resistenza armata fra le fila partigiane trentine, Gianantonio Manci è una delle figure di spicco nel periodo drammatico della storia italiana e locale. Egli ha lottato per diffondere una cultura di pace improntata ai valori democratici, sacrificando se stesso a tal fine.”
Ai primi di luglio del 1944, in seguito a delazione, Giannantonio Manci fu arrestato con altri partigiani dalla Gestapo e incarcerato a Bolzano. Durante un ennesimo interrogatorio per non cedere alle torture si tolse la vita, gettandosi da una finestra del Palazzo del IV Corpo d’Armata, allora sede della Gestapo, salvando così altri combattenti per la libertà e le fila dell’organizzazione.
Per il suo operato in sua memoria è stata concessa la Medaglia d’Oro al valor militare alla memoria.
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