Il progetto 6artista, nato nel 2009, rappresenta ormai un appuntamento atteso dai giovani artisti ai quali offre un percorso formativo di alto livello culturale che promuove il loro lavoro e il loro inserimento nel mondo dell’arte, attraverso un’esperienza di studio e di lavoro in Italia e all’estero.
Davide Stucchi ed Helena Hladilová hanno trascorso sei mesi a Roma in residenza presso la Fondazione Pastificio Cerere, punto di riferimento fin dagli anni Settanta della sperimentazione artistica e, grazie alla collaborazione degli Incontri Internazionali d’Arte, altri tre mesi presso la Cité Internationale des Arts di Parigi, istituto no profit per l’internazionalizzazione delle arti che ha oltre 300 studi d’artista. L’obiettivo è quello di favorire il confronto con diversi linguaggi, idee e tecniche, sostenendo la produzione artistica contemporanea e creando nuove relazioni con i principali attori del sistema dell’arte contemporanea nazionale ed internazionale.
La doppia personale ideata per il Macro e curata da Marcello Smarrelli (direttore artistico del Pastificio Cerere) presenta le opere nate dalla ricerca e dal lavoro dei due artisti nei nove mesi di residenza tra Roma e Parigi. Con Oggetti traditi Davide Stucchi analizza il tema dell’opera d’arte danneggiata e della sua possibilità di produrre un nuovo interesse e una nuova critica attorno all’opera stessa. Enfatizzando l’azione di usura sulle opere esposte – i cambiamenti di stato e forma dovuti alla produzione e distribuzione – Stucchi costruisce una mostra “danneggiata” che mette in discussione il concetto di unità e aura dell’opera d’arte.
Lavora, invece, sul contesto espositivo, Helena Hladilová, modificando l’abituale relazione tra spazio museale e esperienza dell’opera d’arte: il suo progetto, intitolato Capping – termine mutuato dal lessico del graffiti writing, che indica la pratica di intervenire per cancellare o coprire un graffito con un altro segno –, si presenta come una scultura formata da pannelli di legno ricoperti su un lato da plastilina bianca, come un monocromo in attesa dell’interazione con lo spettatore che, infatti, è invitato a modellarne la superficie. Al termine della mostra la scultura sarà “smontata” e i pannelli mostreranno i risultati dell’interazione.
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