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Firenze, Mandela intervento di Massimo Gramigni in Consiglio comunale

“Caro Presidente, caro Sindaco, consiglieri comunali ed assessori. Innanzitutto voglio ringraziarvi per avermi chiesto di partecipare a questa commemorazione ufficiale del nostro concittadino Mandela.

Ringraziarvi ma al contempo confessarvi la sensazione di inadeguatezza che provo nel parlare di un uomo il cui valore viene in queste ore ricordato in tutto il mondo da capi di stato, intellettuali ed autorità religiose ben più autorevoli di me.

E confesso la mia difficoltà nel parlare in una sala dove hanno parlato sindaci come La Pira e Mario Fabiani. E tuttavia è anche motivo di orgoglio poter parlare nella sala dove nel 1985 il consiglio comunale dell’epoca decise di dare la cittadinanza a Nelson Mandela, all’epoca ancora detenuto a Robben Island per aver organizzato la resistenza al regime segregazionista Sudafricano.

Le cronache dell’epoca ci raccontano come il dibattito del tempo ebbe momenti di tensione e come la decisione non fosse stata unanime, e del resto il mondo era ancora diviso in blocchi e ci ricordiamo quanto questo influisse nelle nostre discussioni.

Tuttavia è certo che gli eventi successivi hanno rassicurato gli scettici e dato ragione a chi aveva visto in Nelson Mandela e nella sua lotta quei valori che nella nostra città hanno trovato sempre cittadinanza.

A questo proposito nella autobiografia di Mandela c’è una sua frase che mi pare particolarmente adatta: “Se vuoi far la pace con il tuo nemico lavoraci assieme. Diverrà il tuo partner”.

Ed è stata sicuramente l’idea ispiratrice dell’azione di Mandela presidente, una linea che ha consentito che alla fine dell’apartheid non seguisse, come al tempo invece temuto, una fase di vendette e ritorsioni.

Per fare questo, per poter lavorare assieme erano necessarie stima e fiducia, e la costruzione di queste è stato senza dubbio il capolavoro politico di Mandela.

Prima con il lavoro nei negoziati per un nuovo Sudafrica, negoziati che hanno portato alle prime elezioni democratiche del 1994,

poi con ciò che può essere riassunto con le tre parole: verità, perdono e riconciliazione.

Tre parole che rappresentano tre passaggi ineludibili per chiudere con il passato e avviare l’immane lavoro di trasformazione di una società dove tutto dipendeva dal colore della pelle.

Verità perché tutti, dalle vittime ai carnefici avevano il diritto di sapere quanto dolore era stato provocato nella difesa del sistema di segregazione razziale.

E occorre sottolineare che questo implicava anche esaminare con attenzione anche le azioni dello stesso movimento di liberazione.

Perdono e riconciliazione per poter ripartire come un solo popolo.

Una scelta, quella della riconciliazione e perdono, sicuramente discussa e condivisa dal gruppo dirigente del suo partito, ma una scelta che è innegabile abbia visto i suoi effetti sull’intera società amplificati dall’instancabile lavoro di Nelson Mandela

Un lavoro, quello di Madiba, che non ha trascurato occasione per raggiungere quell’obbiettivo. Come del resto ben raccontato qualche tempo fa dal film invictus dedicato alla vittoria della nazionale di Rugby nei campionati mondiali del 1995.

Il 5 Dicembre è scomparso un gigante del nostro tempo, e come Mandela Forum lo abbiamo voluto sottolineare con le iniziative di questi giorni. .

Ieri centinaia di persone sono venute al Mandela Forum per lasciare una testimonianza sul nostro libro firma o sulla parte della parete esterna allestita per chi voleva lasciare un ricordo. Un ricordo che resterà negli anni visibile alle migliaia di persone che ogni anno passano da noi. Domani ricorrerà l’anniversario della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, quei diritti per cui Mandela ha lottato per tutta la sua vita. Come oramai facciamo da XVII quella giornata la celebriamo al Mandela Forum con un incontro che quest’anno vedrà oltre 8000 studenti toscani presenti nella più grande aula scolastica della toscana.

Sarà una giornata particolare in cui dedicheremo anche una riflessione a Nelson Mandela e sulla sua eredità, e lo faremo mentre a 9500 km di distanza, a Johannesburg, il popolo di Madiba si ritroverà assieme a capi di stato e delegazioni da tutto il mondo per una commemorazione solenne del padre della patria scomparso.

Come tutti sapete è dal 3 novembre 2004 che l’ex palazzo dello sport di Firenze è intitolato a Mandela.

Fu una scelta che prendemmo assieme a Claudio Bertini e ai nostri soci del comune di Firenze e della Provincia Firenze, e resa possibile grazie al contributo prezioso di Unicoop e Fondazione Monte de Paschi.

Pochi mesi dopo quel 3 Niovembre , ebbi il privilegio di incontrare Madiba in ben due occasioni, la prima volta nel marzo 2005, quando fui parte della delegazione che gli consegnò la pergamena con la cittadinanza onoraria che il comune di Firenze gli aveva dato venti anni prima, la seconda nell’ottobre dello stesso anno. In quegli incontri gli parlai dei nostri progetti per il Nelson Mandela Forum e mi colpì di lui subito la grande attenzione posta nel mettere a proprio agio l’interlocutore, fosse questi un capo di stato, un collaboratore o un semplice organizzatore di canzonette come me, al contempo senza perdere mai di vista lo scopo e gli obbiettivi dell’incontro.

In quell’occasione parlammo a lungo della possibilità di organizzare un concerto del 46664 a Firenze, un evento che purtroppo non potemmo realizzare.

Ma voglio qui dire che come imprenditore dello spettacolo sono onorato dal sapere quanto il mio mondo sia stato accanto a Mandela nelle sue battaglie, prima con i grandi concerti per la sua liberazione e con le campagne di boicottaggio delle tournee nel sudafrica dell’apartheid, poi con le grandi iniziative di raccolta fondi che hanno visto musicisti di tutto il mondo in supporto delle campagna promosse dalla fondazione Mandela per la lotta all’AIDS.

Oggi ricordiamo Nelson Mandela, un uomo che ha dedicato tutta la sua vita alla lotta per i diritti di tutti, un uomo che in questa lotta ha sacrificato gli affetti più cari: qualche giorno fa qualcuno sottolienava come avesse sicuramente passato più tempo a lavorare ai pomodori dell’orto del carcere che con i suoi figli.

Oggi siamo più soli, sono soli coloro che lo hanno combattuto, sono soli i tanti che sono cresciuti con le sue idee e la sua presenza,sono più soli le ragazze e i ragazzi nel mondo che non sanno chi è.

A noi la responsabilità perché non venga dimenticato. Anzi, adesso spetta a noi il compito di fare in modo che quel mondo per cui ha combattuto diventi il bisogno di quelle ragazze e ragazzi che lo stanno conoscendo solo ora o che leggeranno di lui sui libri di storia!

Continuerà pertanto il nostro impegno per ricordare a tutti, come ci è stato detto da Mandela, che nessun uomo nasce odiando il vicino per il colore della sua pelle, per le sue idee o la sua religione, e che se si può insegnare ad odiare deve essere possibile insegnare ad amare. Lo dobbiamo a Mandela, lo dobbiamo ai nostri figli, lo dobbiamo a noi stessi.

Voglio chiudere questo mio intervento con la frase che i nostri amici della Fondazione Mandela hanno aperto il comunicato in cui annunciavano la scomparsa di Mandela. E’ una frase che descrive bene la vita di Nelson Mandela e che vorremmo fosse assunta da tutti noi come impegno per la nostra.

“Quel che conta nella vita non è il semplice fatto di aver vissuto. E’ la differenza che abbiamo fatto nella vita degli altri a determinare il valore della nostra ”. (Nelson Mandela) Lascio a voi riflettere sul valore della vita del nostro concittadino Mandela”.

Redazione

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