In manette è finito il capo ufficio controlli della Direzione provinciale dell’Agenzia delle Entrate di Pesaro, Piero Micheli, con l’accusa di concussione e corruzione. Il dirigente avrebbe ottenuto “utilità” da un’azienda produttrice di mobili per ammorbidire i controlli su un’evasione da 50-60 milioni di euro. Nell’indagine risultato anche indagate altre sette persone, tra le quali due funzionari dell’Agenzia. Con i due funzionari, uno dei quali ora in pensione, Piero Micheli avrebbe fatto in modo che gli accertamenti fiscali sulla ditta in questione, una grande impresa con sedi a Fermignano e Pesaro, finissero in fondo alla lista dei controlli da eseguire. I reati ipotizzati dalla procura di Urbino, che coordina l’inchiesta, vanno dalla concussione alla corruzione, all’abuso d’ufficio e sottrazione di atti pubblici.
Venti le perquisizioni condotte dalle Fiamme gialle, nell’ambito dell’operazione ribattezzata in codice “Fisco amico”. Il capo ufficio controlli delle Entrate è stato posto agli arresti domiciliari, mentre le indagini proseguono per accertare eventuali ulteriori episodi corruttivi analoghi. I benefici acquisiti dal funzionario infedele sarebbero “utilità di natura materiale” – acquisti agevolati, sconti, regali – ma non vere e proprie “mazzette” in denaro.
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