Autore della “prodezza” informatica un venticinquenne cosentino. A suo carico un processo davanti al Tribunale di Torino. Una questione preliminare sollevata dal suo legale di fiducia, Pasquale Naccarato, ha aperto e chiuso l’udienza. Se ne riparlerà tra qualche mese, dopo che la nullità evidenziata dall’avvocato verrà sanata nelle cancellerie della Sezione Penale del Palazzo di giustizia piemontese.
La storia del presunto cybercriminale di Cosenza è contenuta nei verbali riempiti nel corso delle indagini preliminari. Da solo, l’imputato sarebbe riuscito a decifrare i codici d’accesso dei conti della banca iberica. Un imbroglio cominciato con l’invio di migliaia di messaggi di posta elettronica agli ignari utenti del web allo scopo di infettare apparati informatici. Il venticinquenne sarebbe così riuscito a compromettere pc privati e aziendali, utilizzandoli come veicoli per la trasmissione di malware e spyware in grado di leggere informazioni riservate come possono essere i dati bancari, i numeri delle carte di credito, le password, i codici pin.
Avrebbe prelevato complessivamente 85 mila euro. Denaro transitato sul conto riconducibile all’hacker calabrese. I titolari dei “conti” svuotati dall’imputato hanno avvertito i loro dipendenti ed è cominciata la verifica. Un accertamento che ha confermato l’intrusione.
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