Momento di altissima tensione internazionale. La Corea del Nord ha annunciato di essere entrata in “stato di guerra” con Seul, e che tutte le questioni intercoreane saranno ora negoziate su questa base. “La situazione che vede da molto tempo la penisola coreana né in guerra, né in pace, è terminata”, si legge in una nota firmata dal Governo di Pyongyang.
Un passo ufficiale che segue la dichiarazione d’allerta, da parte del leader nordcoreano Kim Jong-un, per tutte le unità missilistiche del Paese che devono essere pronte al lancio contro le basi Usa nel sud del Pacifico e la Corea del Sud, in risposta all’invio di bombardieri strategici B-2 Stealth Usa per le esercitazioni congiunte con Seul.
“Prendiamo queste minacce sul serio e restiamo in stretto contatto con i nostri alleati sud coreani” dice la Casa Bianca in un comunicato ufficiale. La mossa di Pyongyang ha spinto la Corea del Sud ad aumentare il livello di guardia. Secondo le stesse fonti militari, Stati Uniti e Corea del Sud stanno mantenendo “una stretta” vigilanza sui movimenti alle basi del Nord. È ritenuto possibile, infatti, il lancio di missili come atto provocatorio, dato che il Nord ha reso noto martedì di avere le truppe “in assetto da combattimento”, con le unità di artiglieria e balistiche “strategiche” in grado di colpire Corea del Sud, Stati Uniti e altri “obiettivi” riconducibili alle forze considerate “ostili” al regime. Secondo un’altra fonte, invece, movimenti di veicoli sono stati registrati al sito nordoccidentale di Tongchang-ri, lo stesso da dove è stato lanciato il razzo/satellite lo scorso 12 dicembre, rilanciando le ipotesi di un ulteriore test balistico in arrivo.
La Nato prende sul serio le mosse di Pyongyang e non esclude un attacco nordcoreano agli Stati Uniti. Lo ha dichiarato il vice segretario generale dell’Alleanza, Alexander Vershbow.
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