“A metà giugno ci è arrivata una lettera da Roma – spiegano i titolari – nella quale un avvocato ci informava che il marchio Bunga Bunga era stato registrato dal suo assistito, un uomo di 80 anni, e che per poterlo sfruttare avremmo dovuto pagare 30 mila euro. Cambiare nome avrebbe tolto al locale il fattore curiosità. Così abbiamo deciso di lasciar perdere”. I proprietari avevano scelto il nome durante l’inchiesta sulle feste nella residenza di Arcore del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi: “Quando l’abbiamo proposto al commercialista – dissero al momento dell’apertura ai giornalisti – gli sono brillati gli occhi”.
Quando è arrivata la lettera dell’avvocato che diceva che il marchio era stato registrato dal cliente ottantenne “devo dire che per un attimo ho pensato che fosse Berlusconi in persona” aggiunge uno dei gestori. “Ci è dispiaciuto chiudere – conclude – perchè il locale nonostante una posizione non proprio fortunata, in una zona a traffico limitato, aveva preso piede”. E così è durata poco più di 5 mesi l’avventura a Livorno del Bunga Bunga Bar.
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