Il silenzio dentro
Di Vincenzo Calafiore
Novembre 2021 Udine
“ Pare che niente possa dare
vita al silenzio dentro noi.
Non più parole, né suoni,
niente.
Nulla ci unisce.
Anima tocca anima
solo così possiamo essere
vicino e vivi.
Dammi occhi, occhi per sentire
mani per vedere l’amore
nel misero tempo.
L’Amore è silenzio
non vuole parole
ma occhi e mani ….
Su, vieni, lasciamo le nostre
ombre al sole! “
Vincenzo Calafiore
Ti amo!
Sì, io ti amo.
Ti amo in silenzio, dentro l’anima mia, dentro il mio cuore, che a stento tiene la tua luce,
a stento rincorre i passi tuoi sulle sabbie della memoria che ancor conserva agli occhi
frammenti d’una età lontana.
Ma in che modo amarti, se i tuoi cerchi mi allontanano?
In che modo raggiungerti se il mio mare mi allontana sempre più da rive che non mi appartengono più!
Oh cuore che riconosci ancor il frusciar del tempo, quante pene ancor m’attendono al calar dell’ombra?
Vedi? Sono queste le tangenti che si stendono a un orizzonte ancora col ricordo delle nostre ombre in un crepuscolo dorato; io ancora cerco la tua ombra, noi ti cerchiamo ancora.
C’è silenzio in me,un silenzio che scivolando lascia di se frammenti di momentanea felicità, come nettare addolcisce le notturne fughe da una realtà crudele: Tu manchi e manchi moltissimo è questa la verità celata ai teli splendenti d’un sorriso.
Fossi qui ora, ti chiederei di amarmi come tu sola sai fare! E’ di te che ho bisogno, sin dal mio primo pensiero.
Amore! E ti chiamo col nome che ti diedi quel giorno che il mare ci portò a casa, la nostra casa che come madre, conchiglia, accolse le nostre anime!
Fossi qui racconterei non a te, ma alla tua anima, i miei lunghi silenziosi inverni attorno agli occhi, negli sguardi smarriti, nelle parole che non hanno più suono; che strana “amante” l’amore, ti prende e ti lascia … ed è così che sono, un legno nell’onda dell’andare e venire, dove e da dove io non lo so e mai lo saprò!, come quel – sì – che un dì colorò il cielo e il mare di sotto come fosse un tramonto, quello in cui ermetico fuggiasco condannato ai ricordi, alle mie età svanite, all’amore che tintinnò nelle campanule dorate che dal cielo rischiararono
gli anfratti scuri di un palcoscenico vuoto e vivo nel silenzio.
Purché fosse amore vennero dalle fila silenziose, parole che riportarono agli orgogli e ai desideri, ai baci, in quelle lunghe attese, nell’infinita mia diaspora!
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