Zaia: se il coronavirus se ne va tanto velocemente c’è qualcosa di mezzo di artificiale

Irrompe come una bomba atomica davanti alle telecamere e in diretta sui social. Il Doge Luca Zaia evoca ombre sulla pandemia. “Dico una cosa che farà arrabbiare qualcuno: se il virus perde forza vuol dire che è artificiale. Un virus non perde forza con questa velocità, se perde forza allora probabilmente potrebbe essere di natura artificiale. Si è scritto tanto di questo virus, se se ne va tanto velocemente secondo me c’è qualcosa di mezzo di artificiale”.

I positivi in Veneto sono 18.671, sono 53 in più rispetto a ieri. Non sono numeri che preoccupano. I ricoverati sono 822, 88 in meno rispetto a ieri. Le persone in terapie intensiva sono 78, meno uno rispetto a ieri. I morti sono 1252, più nove rispetto a ieri.

Il Governatore veneto ha attaccato ancora il Governo Conte. “Spero che il governa si decida a dire qualcosa per il 18 maggio”. “È fondamentale che i cittadini lo sappiano: i parrucchieri, i ristoranti eccetera non possono venire a conoscenza il 17 sera che riaprono l’indomani. Perché non funziona così”. Il leghista auspica che l’indicazione “sia chiara e in maniera programmata così che tutti noi ci si possa organizzare. Anche noi abbiamo un problema che è quello dei servizi della prevenzione”. Durissimo Zaia contro Conte sulla ristorazione. “Qualcuno parla di mettere un tavolo ogni 4 metri, se lo metta a casa sua, ma non in un ristorante. Vuol dire chiudere tutti i ristoranti”.

Non solo estetisti, parrucchieri e bar (oggi il Tar ha bocciato la riapertura voluta dalla Calabria) ma anche la questione dei più piccoli. “Quello degli asili è un’autentica tragedia. Da un lato ci sono tutti i lavoratori che vanno a lavorare e ci sono quindi i minori da accudire, dall’altro c’è la difficoltà finanziaria di queste strutture. Abbiamo un piano per intervenire perché bisogna prendere in mano la situazione. In Veneto ci sono 90 mila bimbi che vanno alle scuole paritarie e poi ci sono quelli che vanno nelle scuole dell’infanzia pubbliche che un po’ sono stati dimenticati”.