Rigenerazione per trasformare gli spazi abbandonati in nuovi luoghi di aggregazione e di crescita, capaci di rispondere ai bisogni di chi li abita e ne vive la quotidianità. Questo l’obiettivo del progetto di rigenerazione urbana a San Lorenzo, tra i quartieri più simbolici e storici della città. Presentato in Campidoglio, il progetto si propone, tra l’altro, di sperimentare le regole per un nuovo patto tra indirizzo pubblico e investimenti privati. Punto di partenza, gli spazi abbandonati di via dei Lucani, oggi nella memoria collettiva – purtroppo – per la tragedia della giovane Desirée. Il progetto punta quindi alla riqualificazione di un’area di circa 10mila metri quadri, la cui proprietà è suddivisa tra 12 proprietari privati differenti (tra cui alcuni immobili sottoposti a pignoramento e affidati a custodi giudiziari). Solo una parte minore, pari circa al 20%, è di proprietà comunale. Si comincerà con una “manifestazione d’interesse”, aperta e non vincolante, che coinvolga gruppi diversi composti da progettisti, investitori, stakeholder per avviare il programma di riqualificazione urbana del cosiddetto ambito B7. Successivamente vi saranno tutti i passaggi necessari per arrivare alla delibera che adotterà il “programma di trasformazione di ambito” con la legge per la Rigenerazione Urbana. In questo percorso è prevista una prima fase di coinvolgimento del territorio, con la consultazione online su piattaforma dedicata in cui saranno presentate le proposte pervenute e la loro descrizione tecnica, per arrivare alla votazione delle stesse. Un’ulteriore occasione di confronto avverrà in un’assemblea pubblica. Definito così l’insieme delle funzioni ammissibili, l’iter prevede l’indizione del bando per il confronto concorrenziale, questa volta con offerte progettuali, economiche e gestionali vincolanti, da cui muovere verso l’approvazione del progetto unitario definitivo. Intento dell’Amministrazione, spiega il Campidoglio in una nota, è assolvere al “dovere di esercitare il proprio potere di programmazione e trasformazione del territorio”, anche “di fronte a situazioni complesse come in questo caso, in cui la proprietà è estremamente frammentata”. In caso di mancata risposta alla “manifestazione di interesse” volta ad accogliere proposte da parte dei privati, il Campidoglio si riserva di “dichiarare la pubblica utilità, destinando l’area a verde e servizi e sottoponendola al vincolo di esproprio”. Un percorso “che può essere visto come prototipo anche per altre aree abbandonate di proprietà privata in città”.
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