Come sarebbe ora il Sud, se Garibaldi si fosse fatto gli affari suoi?

Cosa sarebbe successo all’Italia del 1866 se Garibaldi si fosse fatto i “fatti suoi”? Una domanda da porsi alla quale dare una risposta e cioè, che sarebbe stato meglio per tutti che lui avesse continuato a farsi gli affari suoi da qualche altra parte. Ma è stato anche detto che “ con i Piemontesi il Sud non avrebbe mai più riavuta la sua dignità, né la libertà” e così mi pare sia ancora oggi. Ma c’è anche una volta per tutte l’esigenza di riscrivere la storia dell’Unità d’Italia per cancellare quella fiaba ancora adesso raccontata ( come se fossimo degli stupidi o meglio come se i nostri figli fossero degli stupidi ) che l’innominabile a capo di 1000 sbarcò in Sicilia e da lì partì l’Unità d’Italia, ma non è andata proprio così, innanzi tutto a Milazzo Garibaldi e le sue truppe – circa 8 mila garibaldini, tutti garibaldini, ovviamente, però con le camicia del colore delle divise dell’esercito piemontese si coprirono di ridicolo. Dovevano espugnare la fortezza della cittadina difesa da un numero di militari che è meno della metà dei garibaldini. Ma questi ultimi vanno a sbattere, mentre lo stesso eroe dei due mondi sfugge per miracolo alla cattura. Questo è un dato di fatto! Un’altra domanda è: che cosa è il – Sud – ? L’altra ancora è: dove sta il Sud? Immagina un paese qualunque di questo Sud, con le sue colline, la piazza alberata con gli stormi di passeri che volano da un albero all’altro mentre la vita scorre lenta, e un negozio di barbiere che sa tutto di tutti, c’è un sarto e un calzolaio, il forno del pane, la piccola bottega in cui trovare tutto, ma proprio tutto. A te che vieni in vacanza e poi quando fai ritorno al nord parli male del Sud, sappi che ti è stato offerto il meglio, la meglio ospitalità … ma questo è un altro discorso. Ma tu sai chi veramente siamo noi? O quello che siamo stati un tempo? Non guardare quello che siamo oggi, soggiogati e assoggettati a un qualcosa chiamata Repubblica o Stato che poco ci ama, e poco ci conosce, poco sa di noi. Non è vero, non è vero che il Sud ha sempre vissuto di assistenzialismo o di elemosina da parte del nord, non è vero che al sud non hanno voglia di fare nulla. Tu non conosci il nostro orgoglio, non conosci la nostra dignità, di noi tu non sai niente e quel che sai, quel poco che sai è pure sbagliato, cattiva informazione. Noi siamo anche quelli che non volendosene andar via dal proprio paese, vivono con poco e di poco in attesa della buona sorte, attendono forse che si realizzino le solite volatili promesse di uno Stato, che come nuvole corrono sopra noi in un cielo azzurro tanto grande da accogliere tutti quelli che vivi si preparano a morire delusi e scontenti, incazzati. Il “ Sud “ una terra di magia e di colori che se ne sta lì sospesa tra cielo e mare in un’attesa senza tempo e conosce tutti gli squallori, le arroganze compiuti da un Nord prepotente e insolente, conosce le espropriazioni compiute con la complicità di uno Stato a cui non gliene frega niente. Ora parole non ne ha più per descrivere no la sua grande bellezza, ma la sua grande delusione, del fatto del sentirsi tradito, poiché tutto è stato detto, è stato già scritto. Noi del Sud non vogliamo l’assistenzialismo, niente più Cassa del Mezzogiorno, che purtroppo fin’ora ci sono costati troppo, non vogliamo essere peso di nessuno e si vorrebbe la nostra totale indipendenza da uno Stato che come tale non riconosciamo più. Vorremmo avere noi la libertà di come meglio morire, rivorremmo avere la nostra ricchezza che i Piemontesi si sono portata via, Rivorremmo avere la nostra dignità di popolo, che ci vengano riconosciute le differenze che ci distinguono. Vorremmo che questo Stato una volta tanto facesse a meno di definirci “ La questione meridionale”. Questo Stato che permette ai suoi predatori di depredare tutto. Questo Stato non ha alcun diritto su di noi quando permette a politici servi e truffaldini di compiere scempi o fare caporalato elettorale e politico. Questo Stato non ha alcun diritto su noi quando ci lascia in abbandono a noi stessi e ci tratta come se fossimo indiani chiusi in una riserva. Questo Sud dai colori forti e parole scabre come l’esistenza che dall’Unità d’Italia stenta il suo cammino, che vede il suo sogno distrutto, la fatica di un sogno dietro l’altro dentro un’atmosfera allucinata, un buco nero nella totale indifferenza di uno stato miope e sordo. Noi del Sud non siamo e mai saremo burattini, ma personaggi sanguigni capaci di pensare di andare oltre la visionarietà amara della riflessione che ci vede relegati in una condizione che non ci appartiene. Siamo popolo affamato di luce che come insetti giungono da ogni tempo oggi compreso in questa malevole e infinita notte che stiamo vivendo. Noi che viviamo “ nelle Calabrie oscure “ vorremmo vivere in piena autonomia, scegliere noi come meglio vivere o morire, piuttosto che rimanere indiani chiusi in una riserva!