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Amantea. “Lavoro sporco” ai migranti ai domicilari due imprenditori

Una brutta pagina di immigrazione e sfruttamento. Ai domiciliari sono finiti due imprenditori quarantenni di Amantea in provincia di Cosenza. I due fratelli sono stati arrestati e posti ai domiciliari dai Carabinieri di di Paola nell’ambito di un’operazione contro il caporalato. Le accuse sono di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, aggravati dalla discriminazione razziale. Avrebbero fatto lavorare in nero nella loro azienda agricola, migranti africani oltre a romeni e indiani. La paga differiva in base al colore della pelle.

Amantea: agli africani 25 euro, ai bianchi 35

I Carabinieri di Amantea hanno accertato che i rifugiati (dal Nigeria, Gambia, Senegal e Guinea Bissau) venivano prelevati nei pressi del centro di accoglienza “Ninfa Marina” e condotti a lavorare nell’azienda agricola dei due fratelli arrestati. I rifugiati africani lavoravano nei campi insieme ad altri lavoratori in nero provenienti dalla Romania e dall’India. Ai “bianchi” venivano corrisposti 35 euro al giorno. Ai rifugiati invece 25 euro paga giornaliera.

Amantea: sequestrati beni per due milioni

Ad emettere i provvedimenti restrittivi il Gip del Tribunale paolano Maria Grazia Elia su richiesta della Procura della Repubblica nell’ambito di un’inchiesta sullo sfruttamento dei rifugiati ospitati nei centri di accoglienza. Ai due fratelli di 48 e 41 anni è stata sequestrata l’azienda ed altri beni per un ammontare di 2 milioni. Il provvedimento prevede il sequestro preventivo dell’azienda e di altri beni mobili registrati di proprietà degli arrestati.

Amantea: operazione “lavoro sporco”

Gli arrestati sono accusati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, aggravati dalla discriminazione razziale. Le indagini sono iniziate nel giugno scorso sotto la direzione del Sostituto Procuratore titolare del fascicolo, Anna Chiara Fasano e il coordinamento del Procuratore Capo della Repubblica di Paola, Pierpaolo Bruni. Le indagini hanno fatto emergere condizioni lavorative degradanti a cui erano sottoposti i lavoratori in nero. Essi dormivano in baracche. Mangiavano a terra ed erano sottoposti a rigorosa sorveglianza da parte dei due fratelli finiti ai domiciliari.

Redazione

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