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Domenica era sempre domenica

Domenica era sempre domenica Di Vincenzo Calafiore 20 Agosto 2017 Udine Di “ Domenica “ mia madre si alzava molto presto per mettere sul fuoco la pentola di terracotta che usava solamente per cucinare il suo insuperabile “ ragù “ che lasciava andare a fuoco lento fino a mezzodì . Il profumo stuzzicava le narici e invogliava al desiderio, faceva desiderare che giungesse presto l’ora di pranzo; uno alla volta ci si svegliava e papà compreso andando in bagno si passava dalla cucina attratti da quel profumo e con quel cucchiaio appoggiato su un piatto si assaggiava quella bontà; nel tempo questa cosa diventò una tradizione. E abbiamo continuato a farlo anche quando la casa cominciò piano a svuotarsi e davanti ai fornelli non c’era più una donna bellissima e piena di vita ma una donna coi capelli bianchi e uno scialle sulle spalle, sempre bella, sempre con quella luce negli occhi. Fini anche quella tradizione quando lei ormai stanca decise di raggiungere il suo uomo dall’altra parte del fiume; in quella casa vuota di tutto non ci sono più tornato. Allora la domenica era la giornata in cui si rimaneva in famiglia, e la radio trasmetteva immancabilmente : Domenica è sempre domenica cantata da Riva. Oggi quella domenica è solo che un ricordo, e la domenica di oggi paragonandola con quella di una volta altro non è che una bruttissima fotocopia. Non si sta in casa ma si prende l’auto per andare qualche parte come se la casa fosse diventata una tana dove andare solo a dormire e da abbandonare durante le ore di luce; le famiglie che rimangono in casa a trascorrere la domenica assieme ormai forse non esistono più. Come sono cambiati i tempi! Anzi come abbiamo potuto cambiarli in nome di un progresso che altro non è che regresso; di quelle domeniche è rimasto oggi solo che lo scampanio dei campanili sparsi per la città, un suono che ricorda che “ oggi è domenica “ ! Mentre un tempo c’era in tutte le case una radio che trasmetteva tanta e tanta musica, oggi al suo posto c’è la televisione che non trasmette musica, ma ahimè immagini di guerra e di violenza, brutalità, problemi e solo problemi! E’ un veleno che piano nel tempo ci ha intossicati e avvelenati costantemente, tanto da farci perdere colore e siamo tutti grigi, tristi, come un cielo da pianura padana avvolta dalla nebbia. Non ci sono più i famosi corsi in cui si consumavano le famose “ vasche “ in cerca di una ragazza, ci sono strade piene di gente che cammina sui marciapiedi tanto per prendere una boccata d’aria o per consumare tempo guardando le vetrine oggetti e capi di vestiario, calzature di cui si potrebbe anche farne a meno, ma che la legge del consumismo invece vuole che si entri in un negozio ad acquistare qualcosa e fare ritorno a casa con in mano una busta di carta piene e noi sempre più vuoti invece. Vuoti di anima e di allegria, vuoti di piacere, vuoti di dialogo, vuoti di famiglia, vuoti di casa.

Redazione

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