Il percorso espositivo pone in scena un censimento “pittorico” sul visibile cittadino, che rappresenta fonte di ispirazione per l’artista. Ricorda il gioco “Nomi cose e città” molto popolare qualche decennio addietro e che per Giorgio Ortona rappresenta un richiamo all’infanzia.
Si va dal formato cartolina a quello cinemascope. Grandi vedute urbane dedicate alle palazzine romane e ai cantieri, e poi corpi, interni, sacchi di cemento, bassi elettrici, calchi di dentiere. Un giro d’Italia e del mondo, dove appaiono anche vedute, edifici e cantieri di Napoli, Palermo, Il Cairo, Kiev, Nuova Delhi, tutti simili e anonimi come immagini di un mondo globalizzato ed omologato.
La mostra è curata da Gabriele Simongini e promossa da Roma Capitale in collaborazione con M77 Gallery di Milano. Si tiene al Macro Testaccio fino al 15 gennaio 2017.
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