“ non si è mai soli! “

E’ la stagione delle foglie morte che coprono i viali, siepi, marciapiedi, giardini; una magnifica rappresentazione degli stati d’animo di molti che in questo “ spogliarsi “ degli alberi si identificano. E’ una pioggia silenziosa di foglie di diversi colori. Così in noi allo stesso modo cadono e svaniscono, certi ricordi, certe vicissitudini, è si ha allo stesso tempo la paura di rimanere soli, di quel timore dei silenzi identificati col – nulla -, col vuoto esistenziale. “ Solo “ potrebbe definirsi colui che oltre a prendere le distanze dagli altri, evita pure di entrare in contatto con se stesso per fare i conti con le proprie emozioni, per valutare le proprie scelte. Se riuscissimo infatti ad interrogarci sul perché non si riesce a star soli, potremmo allargare la domanda fino a chiederci perché non sappiamo più stare in armonia con gli altri. Questo è un argomento che non sarà da tutti, dato che non tutti amano quel sano “guardarsi dentro” o per lo meno guardare con occhio critico l’intorno, e, continua ugualmente a perpetuare lo stesso andazzo. A questo, bisognerebbe anche aggiungere i comportamenti degli altri, i cosiddetti manipolatori, che influiranno negativamente oltre anche le contraddizioni della quotidianità cui ogni giorno si va in contro. Molto probabilmente osserveremmo che la responsabilità non sarebbe tutta nostra, e che anche i nostri interlocutori sarebbero ugualmente colpevoli. D’altra parte, di persone che vivono male la solitudine, come pure le relazioni, è pieno il mondo. Ma è pur vero che spesso una tale constatazione rappresenti solo una difesa e, quindi un ulteriore passo verso la già descritta strateggia dell’evitamento. Se gli incontri interpersonali si realizzassero sotto l’auspicio, e se la gioia del donarsi si coniugasse con un analogo atteggiamento dell’altro, potrebbero infatti nascere contatti autentici, privi di paure e pregiudizi, vivificati dal piacere enorme della condivisione. In fondo ciò è quello che tutti desideriamo, sebbene non riusciamo il più delle volte ad intraprendere una ricerca partendo dalla nostra interiorità individuale, per rintracciare quanto è andato perduto o è stato distrutto. Forse sarà importante ritrovare l’amore di se smarrito, per non perdere con esso tutte le relazioni e la qualità della stessa vita! Cercando l’amore di sé continuamente nella conferma degli altri non la troveremo mai. Se invece lo si alimenterà dentro la propria soggettività, non sarà certo la fine del mondo se qualche volta non verrà convalidato il nostro valore o riconosciuto il nostro “ essere “. Bisogna forse essere buoni compagni di se stessi, come per vivere legami significativi con gli altri, occorre superare il timore di entrare in contatto con la propria intimità, al fine di prendere coscienza delle qualità che ci appartengono e alle quali talvolta non viene dato il dovuto rilievo. La solitudine si rivelerà quindi una preziosa alleata della qualità dell’esistenza, potrà quindi essere riconosciuta come “ l’angolo tutto nostro” nel quale è possibile recuperare la parte dell’Io soffocata dalle regole e dai doveri imposti, dalle cattiverie gratuite, dai pregiudizi. Potrà trasformarsi in “ quel luogo “ da cui prenderanno vita le emozioni più autentiche e la vera amicizia, il vero amore; unici elementi che consentono all’essere umano di pensare e ideare, sviluppare e realizzare reali cambiamenti di vita, coltivare desideri, passioni, amori, e realizzare sogni: il più bello, il più importante amare la vita!

Vincenzo Calafiore

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