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La scuola secondo Silvio Orlnado

Fino al 10 aprile il palco del Teatro Quirino ospita “La Scuola” di Domenico Starnone, regia di Daniele Luchetti. Torna in scena l’ambientazione scolastica creata teatralmente e trasportata cinematograficamente che divenne un cult degli anni  ‘90. Tra i personaggi ritorna lo storico Cozzolino professore di lettere interpretato da Silvio Orlando. Per chi in quegli anni si era appassionato alle vicende umane e alle relazioni sociali di un manipolo di insegnanti, a distanza di un ventennio può rivivere le sensazioni di allora. Lo spettacolo riportato in scena riproduce fedelmente quanto avevamo visto e personalmente vissuto e ci suggestiona per il ricordo di quell’ambiente scolastico. Un ritorno per noi ad un passato di difficoltà reali per la classe docente che già in quegli anni si divideva tra i missionari dell’insegnamento e i delusi dalle istituzioni perché abbandonati al degrado della società. Un quadro storico foriero di “disagi” a cui è condannata soprattutto oggi la scuola, lasciata spesso da sola a sostenere una lotta per l’istruzione degli studenti stessi. Professori allora come oggi spaccati tra il desiderio di affermare la dignità del proprio ruolo pedagogico e la necessità di doversi difendere dalle richieste sempre più pressanti di concedere giudizi non sempre meritati dagli allievi. Ecco che le storie e le dinamiche personali di 6 docenti e del preside di scuola si svolgono durante gli scrutini di una IV D. La frustrazione, ma anche le diverse sensibilità umane dei vari personaggi prendono il loro sopravvento e nel modo più amaramente esilarante si sprigionano sino alla teatralità più deflagrante. Solidarietà, divisioni, accuse reciproche sono lo sfogo del malessere che i personaggi sono costretti quotidianamente a vivere davanti alla creatività sempre più minacciosa dei loro studenti. Bravate di adolescenti che raccontate durante gli scrutini dai professori al loro preside al contempo suscitano una sorta di ammirazione mista a sbalordimento che frastorna e anticipa gli scontri generazionali con cui in maniera più netta soprattutto oggi siamo costretti a fare i conti.  Uno spettacolo che oltre a divertire, ad apprezzare e riconfermare l’abilità interpretativa degli attori ricorda a tutti che il disagio vissuto dal corpo docente è la “sconfitta” di una società civile.

Redazione

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